Altro che rispetto del mare, della sua biodiversità, della cultura della salvaguardia di flora e fauna ittica. Il 2019 ha fatto registrare una impennata di danni all’ambiente, precisamente, 23.623 sono stati i reati contestati nel 2019, con un incremento del 15,6% rispetto al 2018. “Colate di cemento illegale e consumo di suolo costiero che cancellano dune e inghiottono metri di sabbia, cattiva – e in molti casi assente – depurazione delle acque, pesca di frodo incontrollata”, è quanto emerge dal dossier redatto dall’Osservatorio nazionale Ambiente e legalità di Legambiente che vede oltre la metà delle infrazioni contestate (il 52,3%) concentrarsi tra Campania, Puglia, Sicilia e Calabria. Per gli ambientalisti la situazione di fiumi e del mare è legata non solo agli scarsi controlli, ma anche ad una certa impunità di chi commette reati, mentre le leggi sono approssimative e non tengono conto della emergenza e dei danni causati.
“I nemici del mare e delle coste italiane”, sottolinea con disappunto Legambiente, “hanno sempre gli stessi nomi e normative inadeguate a cui appigliarsi, come raccontano i numeri e le storie di Mare Monstrum 2020”. Numerosi anche i sequestri che hanno raggiunto la cifra di 6.486 casi effettuati (con un incremento dell’11,2%), per un valore economico che ammonta a circa 520 milioni di euro. Cifre sbalorditive che fanno capire quanti danni vengono commessi contro l’ambiente. L’associazione nel suo rapporto 2020 descrive anche come nel periodo di chiusura forzata delle attività la natura sia riuscita a liberarsi un po’ dell’inquinamento e a respirare.