“La pandemia ha evidenziato la necessità di affrontare nuovamente la revisione del Titolo V della Costituzione, per armonizzare conflitti ed evitare sovrapposizioni tra Istituzioni”. A chiederlo, tra le molte cose sollecitate al Governo, è il Direttore Generale di Confindustria, Marcella Panucci, che ritorna sul tormentato e finora irrisolto, problema italiano, della burocrazia della pubblica amministrazione, che crea non pochi ritardi e guai alle imprese. In primo luogo l’incertezza sui tempi, sui lavori e sui pagamenti. Così la Panucci elenca gli ostacoli che Confindustria chiede di rimuovere.
“Procedimenti amministrativi senza tempi certi, uno scarso coordinamento tra le diverse amministrazioni, un fitto reticolo di leggi e regolamenti e un basso livello di digitalizzazione dei servizi pubblici: sono solo alcuni degli elementi che pregiudicano l’azione della PA. Occorre che Governo e Parlamento”, sottolinea la direttrice di Confindustria, “affrontino in maniera decisa e immediata il tema della capacità amministrativa, concentrandosi su alcune misure di pronta realizzazione da inserire nel decreto sulle semplificazioni che siano la premessa per un disegno riformatore più complessivo”.
Andrebbe rafforzato”, ha spiegato la dg in un suo intervento sul Sole24Ore, “l’utilizzo delle autocertificazioni – ad esempio rendendole obbligatorie anche per i servizi bancari – e reso effettivo il divieto per la PA di richiedere ai privati documenti che già sono nelle banche dati”. Ma gli intralci per far perdere tempo e risorse economiche alle imprese sono un po’ ovunque, anche in settori delicati dove basterebbe non triplicare invii di documenti già in possesso della pubblica amministrazione. “Occorre poi intervenire su alcune discipline settoriali come nel campo dell’ambiente, dove la valutazione di impatto ambientale (VIA) in Italia triplica i tempi di attesa o addirittura paralizza la procedura, nonostante sia regolata da una direttiva europea”, sottolinea la direttrice generale di Confindustria, “Sempre in materia ambientale occorre semplificare le procedure su bonifiche, economia circolare, modifica o costruzione di siti di produzione di energia rinnovabile e decarbonizzazione degli impianti, tenendo conto che la transizione energetica, da sola, può liberare investimenti nell’ordine di 500 miliardi di euro nel periodo 2020-2030”. Snellire e far sì che questo non sia un calo di attenzione e di trasparenza, perché per Confindustria le regole ci sono e sono anche severe. Il nodo rimane l’intreccio revisionare tra governo, regioni, poteri locali e una trafila di passaggi intermedi. Un collo di bottiglia che per gli industriali può essere ridotti se non elimitato con una rivisitazione delle regole tra Stato e poteri locali.
“È necessario mettere in campo interventi strutturali per dare efficienza al nostro sistema decisionale”, fa presente Marcella Panucci,” E ciò anche per aumentare la capacità di spesa delle risorse stanziate dall’UE, senza penalizzare qualità, trasparenza ed efficacia di impiego. Non è infatti lontano dalla realtà ipotizzare che i livelli di spesa per opere pubbliche, attualmente intorno ai 20 miliardi di euro l’anno, debbano raddoppiare per tutto il prossimo quinquennio. La pandemia ha poi evidenziato la necessità di affrontare nuovamente la revisione del Titolo V della Costituzione, per armonizzare conflitti ed evitare sovrapposizioni tra Istituzioni. Esiste, infine”, conclude la direttrice generale di Confindustria, “un tema generale di produzione e attuazione normativa, che è anche il più difficile da affrontare. Servono poche e chiare regole, precedute da un’attenta fase informativa e da un serio confronto con i destinatari”.