Il Presidente di Confindustria Emanuele Orsini promuove l’emendamento da 3,5 miliardi destinato a finanziare gli investimenti industriali, ma mette in guardia da una minaccia ben più ampia: la deindustrializzazione dell’Italia e dell’Europa. Un processo che, secondo il numero uno degli industriali, è alimentato dalla concorrenza dei prodotti cinesi a basso costo e dalle politiche statunitensi volte ad attrarre le imprese europee.
“Non possiamo dire che l’industria non sia stata ascoltata. Avevamo chiesto 8 miliardi l’anno per tre anni e oggi gli stanziamenti superano i 15 miliardi”, spiega Orsini in un’intervista al Corriere della Sera. Ma il nodo centrale resta la perdita di competitività del sistema produttivo europeo, sempre più sotto pressione sul fronte dei costi e delle regole.
Il piano Rilancio Italia
Per rispondere a questa sfida Confindustria ha messo sul tavolo del governo il piano “Rilancio Italia”, una strategia di medio periodo che punta a un’azione coordinata su più fronti. Tra le priorità individuate ci sono la riduzione del costo dell’energia, la semplificazione burocratica e misure per favorire l’aggregazione delle imprese, considerate troppo frammentate per competere a livello globale.
Alloggi custodi per chi lavora
A pesare sul futuro dell’industria è anche la crisi demografica. Entro il 2040, avverte Orsini, mancheranno all’appello circa 5 milioni di lavoratori. Da qui la necessità di attrarre immigrazione qualificata, sostenuta da un Piano casa in grado di garantire affitti sostenibili: “Se chi lavora spende più del 30% dello stipendio per l’alloggio vanno in difficoltà aziende, ospedali e trasporti locali”.
Europa, troppe regole poco sviluppo
Nel mirino di Orsini c’è anche l’Unione europea, giudicata ancora troppo concentrata sulle regole e poco sullo sviluppo industriale. A Bruxelles Confindustria rilancia tre proposte chiave: mercato unico dei capitali, difesa unica europea e mercato unico dell’energia. Proprio l’energia resta il punto più critico: “Abbiamo presentato soluzioni concrete, ma l’Europa non ha ancora dato il via libera alla cartolarizzazione degli oneri di sistema”.
Ex Ilva e Mercosur
Sul dossier ex Ilva, Orsini auspica il riconoscimento del valore strategico dell’impianto per l’industria nazionale, con una presenza dello Stato a garanzia del risanamento e tempi sostenibili per la decarbonizzazione, così da favorire l’ingresso di partner industriali accanto ai fondi già interessati. Quanto al Mercosur, la linea è netta: “È un mercato che non possiamo permetterci di perdere”.



