Confcommercio esprime piena sintonia con la segretaria generale della Cisl, Daniela Fumarola, sulla necessità di un grande accordo tra istituzioni, corpi intermedi e territori, fondato su concertazione e responsabilità, per sostenere lavoro, crescita e sviluppo del Paese.
A sottolinearlo è Mauro Lusetti, vicepresidente di Confcommercio con delega alla Contrattazione, che ha accolto con soddisfazione le dichiarazioni della leader sindacale. “C’è piena sintonia con la segretaria generale Fumarola”, afferma Lusetti, “sulla necessità di un grande patto tra istituzioni, corpi intermedi e territori. Un accordo che oggi è ancora più necessario per far crescere il Paese, a partire dall’aumento della produttività, dal rafforzamento della competitività delle imprese e, soprattutto, dal rilancio dei consumi”.
Salari inferiori ai livelli pre pandemia
Un rilancio quanto mai urgente se si considera che i consumi delle famiglie rappresentano oltre il 60 per cento del Pil e che, nonostante i recenti segnali di ripresa occupazionale, il potere d’acquisto dei salari resta inferiore ai livelli pre-pandemia, penalizzato dall’inflazione degli ultimi anni. Il terziario di mercato, in particolare, impiega circa il 40 per cento degli occupati italiani e concentra una quota significativa dei contratti collettivi in fase di rinnovo.
Detassare gli aumenti contrattuali
In questo quadro, Confcommercio auspica un intervento del Governo sul tema della detassazione degli aumenti contrattuali. “Per rafforzare i redditi dei lavoratori e sostenere i consumi delle famiglie”, m aggiunge Lusetti, “chiediamo che l’esecutivo corregga la misura sulla detassazione degli aumenti contrattuali, estendendo il meccanismo anche ai contratti rinnovati nel 2024, collegando il beneficio alla data di erogazione degli aumenti e applicandolo esclusivamente ai contratti comparativamente più rappresentativi”.
Rischio esclusione 5 milioni di lavoratori
In assenza di tali correttivi, avverte Confcommercio, resterebbero esclusi oltre cinque milioni di lavoratori del terziario e dei servizi, con il rischio di introdurre profonde disparità tra settori e di indebolire ulteriormente la domanda interna, proprio in una fase in cui la crescita economica mostra segnali di rallentamento.



