sabato, 16 Novembre, 2024
Attualità

Aree interne: tra crisi e opportunità

Da troppo tempo ormai è in atto una fase di forte penalizzazione delle aree interne, con il contemporaneo acuirsi del fenomeno dello spopolamento.

Tutte le azioni che tendono a spostare, eliminare o trascurare servizi essenziali (sanità, scuola, uffici pubblici, supporto alle famiglie, viabilità, etc.) determinano un ulteriore colpo alle aree interne (montane o collinari che siano) che già sopportano carenza di infrastrutture, viabilità inadeguata, ed effetti di calamità naturali, e che invece dovrebbero essere valorizzate e protette in quanto “custodi” di risorse aventi carattere di unicità: risorse naturali ed ambientali, storiche e culturali, enogastronomiche, etc.

E’ cosa utile riflettere sulla necessità di una maggiore attenzione per le aree interne al fine di non impoverire economicamente e socialmente un territorio, una regione, una nazione, e non disperdere un patrimonio essenziale utile a conservare l’unicità e aumentare l’attrattività del nostro Paese.

Se vogliamo evitare lo spopolamento e valorizzare le risorse delle aree interne (ambientali, enogastronomiche, culturali, storiche, etc.) è necessario che si definiscano strategie concrete ed efficaci per lo sviluppo socio-economico di questi comprensori, a tutto vantaggio dell’intero territorio italiano che diventa appetibile dal punto di vista turistico, soprattutto grazie alle aree interne.

L’emergenza dovuta al Covid-19 ha rilanciato, e se vogliamo amplificato, la tematica delle aree interne.

Certo è che ha potuto accendere i riflettori anche su una serie di opportunità.

In primis il “testing” positivo sull’utilizzo dello smart working ha definitivamente sancito come all’interno dei borghi e delle aree interne potrebbero decisamente nascere start-up che operano principalmente “on-line”, purchè però la fibra riesca a raggiungere anche queste zone marginali; nel momento in cui anche il sistema infrastrutturale accompagnerà definitivamente queste opportunità, allora vedremo la possibilità di far rimanere i nostri giovani in questi territori, valorizzandoli, e riducendo la disoccupazione.

Un altro elemento da sfruttare, che deve essere accompagnato anche qui da un ausilio, anche economico-finanziario degli enti sovra-comunali è quello di puntare sulle cooperative di giovani (chiamiamole cooperative di comunità o in qualsiasi altro modo) che abbiano finalità collegate allo sviluppo turistico del territorio (servizio di guide turistiche ed alpine, servizi ambientali, servizi di intrattenimento ed enogastronomia). Soprattutto su questo punto sarebbe fondamentale un intervento in tal senso degli enti preposti, con appositi bandi, per favorire l’occupazione giovanile e lo sviluppo di un sistema turistico, creando così un circolo virtuoso per dare linfa alle aree interne e nuovi impulsi a tanti territori che non riescono ad esprimere le proprie potenzialità.

E’ fondamentale, inoltre, un’integrazione tra le aree interne e la costa dove ogni singolo luogo sia “specializzato” nel produrre qualcosa, e le stesse aree interne possano offrire la fruibilità delle proprie ricchezze materiali ed immateriali all’esterno producendo a loro volta reddito, frenando lo spopolamento; questo però deve essere chiaramente accompagnato dalla garanzia dei servizi essenziali sugli stessi territori e da infrastrutture, sia fisiche che virtuali, efficaci ed efficienti.

Infine, ma certo non a titolo esaustivo, la predisposizione delle aree interne e marginali a drenare fondi europei, in quanto destinazioni naturali di quelle che dovrebbero essere le finalità di sviluppo, anche a livello sovranazionale.

In definitiva, lasciare indietro le aree interne e marginali impoverisce tutto il sistema.

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