Il Rapporto Censis 2025 ha restituito l’immagine di un’Italia attraversata da un progressivo indebolimento economico. Negli ultimi quindici anni la ricchezza delle famiglie è diminuita dell’8,5% in termini reali, ma il declino non è uniforme: il 50% più povero ha perso il 23,2% del proprio patrimonio, mentre il ceto medio ha subito tagli compresi tra il 35,3% e il 24,3%. All’opposto, il 10% più ricco ha visto crescere la propria ricchezza del 5,9%. Oggi il 60% della ricchezza nazionale è concentrato nelle mani di 2,6 milioni di famiglie, e quasi la metà del patrimonio complessivo appartiene al 5% più abbiente. Alla base della piramide, 13 milioni di famiglie arrivano a possedere appena il 7,3% del totale.
L’inflazione degli ultimi anni ha aggravato la compressione dei redditi e ha cambiato le abitudini di spesa. Nel 2024 i prezzi sono superiori del 17,4% rispetto al 2019 e il carrello della spesa è aumentato del 23%. Gli italiani hanno pagato di più, ma hanno comprato meno: gli alimentari sono saliti del 22,2% in valore ma scesi del 2,7% in volume; abbigliamento e calzature costano di più ma vengono acquistati meno. Intanto le retribuzioni reali valgono ancora l’8,7% in meno rispetto al 2007 e il potere d’acquisto è sceso del 6,1%. Anche l’imprenditoria perde terreno: in vent’anni il numero dei titolari d’impresa è diminuito del 17%, mentre gli imprenditori under 30 sono quasi dimezzati.
Sfiducia politica
Alla fatica economica si aggiunge una profonda disillusione politica: il 53% degli italiani non si sente rappresentato dalle istituzioni e il 72% non crede più a partiti e leader. Per il 63% è venuto meno qualunque progetto collettivo e un inquietante 30% ritiene che oggi i regimi autoritari siano più adatti a governare. Nonostante il clima internazionale, gli italiani rifiutano opzioni militariste: il 66% non accetterebbe tagli al welfare per aumentare la spesa in difesa e il 43% non approverebbe un intervento militare neppure in caso di attacco a un alleato.
Immigrazione tra bisogno e diffidenza
In Italia vivono 5,4 milioni di stranieri, ma una larga parte si trova in condizioni di marginalità: il 35,6% vive in povertà assoluta e il 55,4% dei laureati stranieri svolge lavori per cui è sovra qualificato. Nonostante ciò, prevale una richiesta di maggior controllo: il 63% degli italiani vuole limitare gli ingressi, il 59% teme il degrado dei quartieri con forte presenza straniera e il 54% li considera un pericolo per l’identità culturale. Solo una minoranza sarebbe favorevole a concedere diritti civici più ampi.
Un Paese sempre più anziano
L’Italia continua a invecchiare rapidamente: gli over 65 rappresentano già il 24,7% della popolazione, pari a 14,6 milioni di persone. L’aspettativa di vita è in aumento e i centenari hanno raggiunto quota 23.548. Entro il 2045 gli anziani saranno quasi un terzo degli italiani, con conseguenze profonde su welfare, lavoro e sostenibilità demografica. Gli anziani, sempre più longevi, vivono come ‘adulti permanenti’, consapevoli di detenere risorse che le generazioni più giovani difficilmente erediteranno.
Città insicure e vite digitali
Il senso di vulnerabilità urbana è diffusissimo: nelle grandi città il 73,4% dei residenti ha assistito o è stato vittima di episodi pericolosi. Roma e Milano restano ai primi posti per numero di reati, sebbene nel 2025 si registrino cali significativi, soprattutto per borseggi, rapine e violenze sessuali. Intanto la vita quotidiana si sposta sempre più online: il 46,1% degli italiani trascorre oltre quattro ore al giorno sui dispositivi digitali, tra lavoro, relazioni e informazione in apnea digitale.
Consumi mediatici
Il quadro dei consumi mediatici conferma la forza dei nuovi media, ma anche la sorprendente tenuta dei mezzi tradizionali. Il 90,1% degli italiani utilizza internet, l’89,3% lo smartphone e l’86,1% i social network, mentre la televisione resta il medium più diffuso con il 94,1% di utenti e la radio mantiene un’ampia base d’ascolto (79,1%). Crollano invece i quotidiani cartacei, con solo il 21,7% di lettori e un calo del 45,3% dal 2007. I siti d’informazione online raggiungono il 61% della popolazione, mentre i lettori di libri scendono al 40,2% e gli e-book restano fermi al 13,4%. Crescono in modo dirompente le piattaforme basate sull’immagine: Instagram (78,1%), YouTube (77,6%) e TikTok (64,2%) dominano l’ecosistema digitale, mentre Facebookperde presa tra i giovani. Servizi come WhatsApp (87,4% tra i giovani) e Telegram (42,9%) confermano l’orientamento verso comunicazioni rapide, personalizzate e visive.



