Un dibattito acceso scuote la Gran Bretagna dopo l’annuncio del ministro della Giustizia, intenzionato a ridurre drasticamente l’uso delle giurie popolari nei tribunali. La proposta, presentata come parte di una riforma del sistema giudiziario, mira a riservare i processi con giuria soltanto ai casi più gravi, come omicidi e reati di terrorismo, mentre per la maggior parte delle controversie penali e civili si vorrebbe introdurre un giudizio diretto da parte dei magistrati. Secondo il ministro, l’attuale sistema sarebbe “troppo costoso e inefficiente”, con tempi di attesa che superano spesso i due anni e un carico di lavoro insostenibile per le corti. La riforma, nelle intenzioni del governo, consentirebbe di snellire le procedure e ridurre i costi, garantendo al contempo “decisioni più rapide e professionali”. La proposta ha però sollevato critiche immediate. Le associazioni di avvocati e difensori dei diritti civili hanno denunciato il rischio di compromettere uno dei pilastri della giustizia britannica, tradizionalmente fondata sul principio del giudizio dei pari. “La giuria è una garanzia di imparzialità e di partecipazione democratica”, ha dichiarato il presidente della Law Society, avvertendo che la riforma potrebbe ridurre la fiducia dei cittadini nel sistema giudiziario. Anche l’opposizione politica ha attaccato il progetto, definendolo “un passo indietro per la democrazia”. Alcuni parlamentari hanno sottolineato come la giuria rappresenti un contrappeso fondamentale al potere dei giudici e un simbolo della tradizione giuridica britannica. Il dibattito è destinato a proseguire nelle prossime settimane, con audizioni pubbliche e consultazioni tra esperti. Per il governo, la sfida sarà convincere l’opinione pubblica che l’efficienza possa prevalere sulla tradizione. Per molti cittadini, invece, l’abolizione dei processi con giuria equivarrebbe a rinunciare a una delle conquiste storiche della giustizia britannica.



