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Louvre, sotto la lente: le falle di sicurezza dietro la rapina più clamorosa di Parigi

lunedì, 3 Novembre 2025
3 minuti di lettura

La mattina di domenica 19 ottobre 2025, quattro persone sono riuscite a entrare nel Museo del Louvre e a rubare tre gioielli reali dalla Galerie d’Apollon, una delle sale più sorvegliate e simboliche del museo.
L’operazione è durata meno di dieci minuti: il tempo di salire con una piattaforma elevatrice, sfondare una finestra e rompere le vetrine che custodivano i pezzi.
Un furto lampo che ha messo a nudo problemi di sicurezza che la Francia conosceva da tempo

Un sistema fragile, da anni

Le conclusioni dell’indagine preliminare dell’ispettorato del Ministero della Cultura francese, pubblicate in questi giorni, parlano chiaro: ci sono state «falle nella sicurezza» e una «sottovalutazione ventennale dei rischi strutturali» legati ai furti e alle intrusioni.

Quello che colpisce, dicono gli esperti, è che molte di queste fragilità erano note da anni.
La Cour des Comptes (Corte dei Conti francese) aveva già segnalato, in una relazione non ancora pubblicata ma anticipata da Le Monde e Le Figaro, che gran parte del sistema di videosorveglianza era obsoleta.
In alcune aree del museo, inclusa la Galleria dove è avvenuto il furto, un terzo delle stanze non era coperto da telecamere.
In altre, le immagini erano ancora analogiche, a bassa risoluzione, e quindi più lente da analizzare.

Il capo della polizia di Parigi, Patrice Faure, ha confermato al Senato che l’ammodernamento del sistema è in corso, ma non sarà completato prima del 2030.
E ha aggiunto un dettaglio che in Francia ha fatto molto discutere: la licenza del sistema di videosorveglianza era scaduta a luglio, e non era stata rinnovata.
Un atto solo burocratico, forse, ma rivelatore del grado di disattenzione

Allarmi ignorati e tecnologia ferma agli anni Duemila

A rendere il quadro più preoccupante, le rivelazioni di Libération: secondo documenti interni dell’Agenzia nazionale di cybersicurezza e del Ministero dell’Interno, tra il 2014 e il 2017 il Louvre utilizzava ancora sistemi operativi come Windows 2000 e Windows XP, ormai fuori supporto.
Questo avrebbe impedito di aggiornare i software di sicurezza e di videosorveglianza.
Le password dei sistemi, poi, erano a dir poco ingenue: quella del server principale era “LOUVRE”, mentre per un altro software di controllo era usato il nome della società che lo aveva sviluppato.

Le raccomandazioni per rafforzare la sicurezza informatica erano state date più di dieci anni fa.
Nessuno sa con certezza se siano state seguite.

Personale ridotto e segnalazioni dall’esterno

Alla fragilità tecnologica si è sommata una carenza di personale, anch’essa ben nota.
Solo a giugno scorso i dipendenti del museo avevano scioperato per protesta, denunciando la mancanza di agenti di sicurezza e di addetti al controllo delle sale.
Secondo i sindacati, negli ultimi quindici anni il Louvre ha perso circa 200 posti di lavoro, su un organico di poco più di 2.000 persone.
Al momento del furto, nella Galerie d’Apollon c’erano soltanto quattro addetti.

Anche i tempi di reazione sono stati rivelatori: la prima segnalazione non è arrivata dai sistemi interni, ma da un ciclista di passaggio, che ha notato una persona con un giubbotto catarifrangente su un montacarichi accanto alla facciata del museo.
Quando la polizia è arrivata, i ladri erano già spariti.

Il Louvre di oggi, tra simbolo e vulnerabilità

Dopo il furto, la ministra della Cultura Rachida Dati ha riconosciuto le falle ma ha difeso la gestione, sostenendo che “i protocolli hanno funzionato”.
Il suo ministero ha annunciato una revisione completa dei sistemi di sicurezza, una sorveglianza più capillare delle aree esterne e la creazione di una nuova unità di polizia dedicata al monitoraggio dei musei nazionali, che risponderà direttamente all’Eliseo.

«Il Louvre non era stato progettato per ricevere dai dieci ai dodici milioni di visitatori all’anno», ha detto Dati.
«Siamo obbligati ad adattarlo alle nuove forme di criminalità».

Il capo della polizia Faure ha citato l’uso futuro di intelligenza artificiale per individuare movimenti anomali o comportamenti sospetti, precisando però che non sarà impiegato il riconoscimento facciale.

Un simbolo ferito

Per la Francia, il furto al Louvre non è stato solo una falla tecnica: è stato un colpo alla credibilità culturale del Paese.
La Galleria d’Apollon, con i suoi soffitti dorati e i gioielli della Corona, è un emblema dell’arte francese e della monarchia.
Che qualcuno sia riuscito a entrarvi indisturbato, in pieno giorno e nel cuore di Parigi, ha mostrato che anche i luoghi più protetti possono essere vulnerabili.

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