giovedì, 19 Dicembre, 2024
Politica

Governo, il tridente che non c’è

In termini calcistici, il governo giallo-rosso dovrebbe giocare le prossime partite che lo aspettano sempre all’attacco.

Lo esigono i tempi duri che viviamo, lo impone la necessità di imprimere un’accelerazione a decisioni rinviate da anni e ora divenute urgentissime per far ripartire rapidamente l’economia e mantenere saldo il tessuto sociale.

Il governo ha davanti una immensa prateria che può e deve riempire di contenuti galoppando con coraggio e lucidità e rompendo vecchi modelli decisionali basati sulla paralisi, il rinvio e la melassa di scelte inapplicabili e contorte.

Conte, Di Maio, Zingaretti e Renzi hanno un’occasione storica per “rifare” l’Italia beneficiando delle grandi risorse in arrivo dall’Europa e del clima di forte attesa da parte dei cittadini.

In circostanze come queste, la prudenza non serve, la mediazione senza fine è dannosa, occorre agire con determinazione, buttando il cuore oltre l’ostacolo e prendendo di petto tutti i problemi irrisolti che ci trasciniamo da decenni.

Rendere davvero civile la giustizia, rilanciare ricerca e istruzione premiando chi vale, alleggerire i costi della pubblica amministrazione trasformandola da apparato autoreferenziale paralizzato dalle procedure fini a stesse in  braccio operativo delle scelte del Governo per facilitare la vita ai cittadini, sottrarre la sanità alle satrapie politiche e renderla efficiente abbattere tutte le barriere che riducono la competitività del sistema Italia, definire e attuare una  politica industriale per i prossimi 10-15 anni, eliminare privilegi e sbaragliare i predatori che rubano 110 miliardi di tasse. Si può e si deve fare. Se non ora, quando?

Un governo capace di scelte coraggiose e anche di rottura col passato avrebbe un consenso molto più ampio di quello che i sinedri della politica possono immaginare. C’è nell’opinione pubblica un’attesa quasi “messianica” non di un salvatore della patria ma di azioni che rilancino l’Italia e che diano il segnale che la nostra storia può cambiare e uscire dal pantano in cui è sprofondata in anni di non-governo e di galleggiamento continuo sui problemi.

Se il clima nel Paese è favorevole a tutto questo, ci si chiede se il clima nella maggioranza lo sia altrettanto. E qui, qualche dubbio viene.

I partiti sembrano ancora troppo ripiegati su stessi: i 5 stelle alla ricerca di un nuovo capo e intenti a fare i conti con le varie correnti e il ritorno minaccioso di Di Battista, Renzi impegnato a trovare uno spazio di manovra per un partito che stenta a decollare, Zingaretti ancora troppo prudente e concentrato a mantenere l’equilibrio interno in un partito che ha sofferto troppe fratture negli anni scorsi. I tre partiti principali della maggioranza dovrebbero scrollarsi di dosso le problematiche interne e mettere tutte le loro energie nell’imprimere una svolta. Il governo dovrebbe giocare all’attacco ma il suo tridente ha la testa altrove e non è sufficientemente affiatato.

Da solo Conte può fare poco se non è supportato dai leader di partiti che lo sostengono. Se si muove in autonomia rischia di essere accusato di protagonismo e di violazione della collegialità delle scelte, ma se rimane paralizzato dagli “esercizi spirituali” dei partiti che riflettono su se stessi il governo si blocca, va troppo a rilento e tutte le critiche ricadono su di lui.

Non è una posizione facile quella del Presidente del Consiglio ma tocca a lui comunque fare da sprone con abilità, senza urtare le suscettibilità dei tre partiti. Certo se disponesse di una propria sponda in Parlamento, come gli abbiamo più volte suggerito, potrebbe muoversi con maggiore libertà di iniziativa.

In fondo la partita del rilancio dell’Italia porta il suo nome, se la perde sarà lui a pagarne il prezzo più alto, non il tridente rimasto in panchina.

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