Il 30 ottobre, la Banca centrale europea ha deciso di mantenere invariati i tassi di interesse, confermando il livello del 2% sui depositi, 2,15% sui rifinanziamenti principali e 2,40% sui prestiti marginali. La decisione, presa durante la riunione del Consiglio direttivo tenutasi eccezionalmente a Firenze, segna una pausa nella politica monetaria dopo otto tagli consecutivi avvenuti tra il 2024 e il 2025. La Presidente Christine Lagarde, in conferenza stampa, ha dichiarato che “l’economia dell’area euro ha continuato a crescere malgrado il difficile contesto mondiale”, ma ha avvertito che “le prospettive restano incerte”, citando tensioni geopolitiche, dazi commerciali e volatilità energetica come principali fattori di rischio. Secondo la Bce, l’inflazione si mantiene vicina al target del 2%, e il mercato del lavoro mostra segni di resilienza, con una disoccupazione stabile e una domanda interna che regge, seppur con margini contenuti. Tuttavia, la banca centrale ha ribadito il principio di “data dependency”, sottolineando che ogni decisione futura sarà presa “riunione per riunione”, in base all’evoluzione dei dati macroeconomici. Gli analisti prevedono che i tassi resteranno fermi almeno fino alla prima metà del 2026, anche se alcuni ipotizzano ulteriori tagli a dicembre e marzo, qualora la crescita dovesse rallentare ulteriormente. Intanto, il mercato dei mutui registra una stabilizzazione dei tassi variabili e livelli minimi per quelli fissi, offrendo nuove opportunità per le famiglie. La riunione di Firenze, organizzata con il supporto della Banca d’Italia, ha visto la partecipazione del vicepresidente Luis de Guindos e del governatore Fabio Panetta, in un clima definito “costruttivo e prudente”.



