Nel 2022 le imprese italiane hanno registrato un incremento complessivo dell’occupazione pari al 3,5 % rispetto all’anno precedente. È quanto emerge dal rapporto sui conti economici delle imprese e dei gruppi d’impresa pubblicato dall’Istat. L’aumento ha interessato in particolare le aziende di media e grande dimensione, mentre le micro e piccole realtà mostrano una dinamica più contenuta.
Le medie e grandi imprese trainano la crescita
Secondo l’Istat, nelle imprese con oltre 250 addetti l’occupazione è cresciuta del 4 %, mentre nelle medie imprese (50-249 addetti) l’incremento è stato del 6,8 %. Questi dati confermano un’evoluzione già osservata nel decennio 2011-2021, durante il quale il peso occupazionale delle imprese di media dimensione è passato dal 16 % al 16,9 % e quello delle grandi dal 27 % al 29,3 %. La concentrazione della crescita in fasce dimensionali più strutturate riflette una maggiore capacità organizzativa e una solidità economica che ha permesso di assorbire meglio gli shock recenti.
Microimprese ancora prevalenti, ma in calo relativo
Le microimprese restano la forma prevalente nel tessuto produttivo nazionale, rappresentando circa il 95 % delle attività registrate. Tuttavia, il loro contributo all’occupazione si riduce progressivamente. Nel 2021 impiegavano il 43,1 % degli addetti, ma con una quota di valore aggiunto limitata al 27,3 %. Si tratta di un segnale di frammentazione produttiva, con una base imprenditoriale ampia ma meno dinamica rispetto alle realtà di dimensioni maggiori.
Distribuzione settoriale dell’occupazione
L’aumento dei posti di lavoro è stato trainato in particolare dai servizi, che hanno registrato un +3,7 %, e dalle costruzioni, cresciute dell’8 %. Più moderata invece la crescita nell’industria, pari a +1,6 %. I settori più innovativi e orientati ai mercati esteri, come l’ICT e la manifattura avanzata, hanno mostrato una tenuta migliore, confermando il legame tra digitalizzazione, produttività e stabilità occupazionale.
Redistribuzione del peso produttivo
Le imprese con oltre 500 addetti arrivano oggi a occupare più del 23 % della forza lavoro complessiva. Parallelamente, quelle di piccola dimensione (10-49 addetti) registrano un lieve calo nella quota di occupazione, passata dal 26,4 % del 2011 al 25,7 % del 2021. È una tendenza che suggerisce una progressiva concentrazione dell’occupazione in strutture più organizzate e competitive.
Contributo al valore aggiunto nazionale
Unioncamere rileva che nel 2022 le medie imprese hanno generato il 22 % del fatturato complessivo, contro il 20 % di dieci anni prima, mentre le grandi sono salite dal 32 % al 37 %. L’Istat conferma che queste categorie risultano decisive anche per la produttività complessiva del Paese. Nel contempo, le PMI nel loro insieme, micro incluse, contribuiscono ancora al 64 % del valore aggiunto e impiegano circa il 76 % degli occupati, un dato che sottolinea il loro ruolo strutturale nell’economia italiana.