Non è più l’Italia il Paese ʼgrande malato d’Europaʼ né gli italiani i cittadini più tassati dell’Eurozona. A detenere questo poco ambito primato è oggi la Francia, che versa al fisco ben 57 miliardi di euro in più rispetto ai contribuenti italiani. A certificarlo è l’Ufficio studi della Cgia di Mestre, sulla base dei dati Eurostat: nel 2023 il prelievo fiscale francese ha raggiunto il 45,2% del Pil, il livello più alto di tutta l’area euro. Un importo record che testimonia la pressione crescente sul sistema economico d’Oltralpe, già alle prese con una crisi politica, sociale ed economica di grande portata. Il confronto con l’Italia, su questo terreno, segna un’inversione di ruoli: “Sebbene i nostri problemi restino rilevanti negli ultimi anni l’Italia ha saputo reagire meglio di quanto si aspettasse la maggior parte degli osservatori”osservano dalla Cgia
In termini di Pil pro capite, consumi e investimenti, il nostro Paese ha superato la Francia nel corso del 2025. Restiamo indietro solo sul fronte fiscale, ma con un peso minore rispetto ai cugini transalpini. Non è un traguardo, certo, ma è il segnale che la narrazione dell’Italia ʼzavorra d’Europaʼ non regge più.
Crescita record post pandemia
Sul piano del lavoro, a esempio, l’Italia registra due punti percentuali in meno di disoccupazione rispetto alla Francia; nel 2024 il nostro export ha superato quello francese di oltre 33 miliardi di dollari, mentre lo spread è ai minimi storici e la situazione dei conti pubblici mostra segnali di miglioramento. Al contrario, l’aumento del deficit e del debito pubblico ha spinto nelle scorse settimane il Premier François Bayrou alle dimissioni: è il terzo capo del governo a lasciare l’incarico in poco più di un anno. Tra il 2019 e il 2024 il Pil reale italiano è cresciuto del 5,8%, contro il +4,3% francese e lo 0% tedesco. Meglio di noi, tra i grandi Paesi Ue, ha fatto solo la Spagna con +6,8%. Ancora più significativo è il dato del Pil pro capite: in Italia l’incremento è stato del 7,2%, quasi tre volte quello francese (+2,6%) e nettamente superiore alla media europea (+3,2%). In Germania si è invece registrata una contrazione dell’1,6%.
Questa dinamica riflette due fattori: la forte reazione del sistema economico italiano dopo la pandemia e l’effetto delle misure pubbliche di sostegno messe in campo dagli ultimi tre governi.
Pnrr e Zes
Un contributo decisivo è arrivato dagli investimenti legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza e alla Zes unica per il Mezzogiorno, istituita nel 2024. Grazie a incentivi fiscali, semplificazioni amministrative e risorse mirate, la Zona economica speciale, che comprende otto regioni del Sud, sta contribuendo a rilanciare occupazione e investimenti in aree rimaste per decenni in ritardo economico e infrastrutturale. “È un segnale importante perché per la prima volta il Mezzogiorno inizia a colmare il gap grazie a politiche integrate e non a misure spot”sottolinea la Cgia.
Nonostante i progressi italiani, lo scenario europeo resta complesso. Germania e Francia sono i principali mercati di destinazione del nostro export: se Berlino e Parigi rallentano, gli effetti si faranno sentire inevitabilmente anche sulla nostra economia. La Germania, in particolare, è entrata in una fase di crisi strutturale, con crescita zero e segnali di debolezza industriale. A questo si aggiunge la variabile geopolitica: i nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti di Donald Trump rischiano di colpire settori chiave dell’export italiano, a partire dall’automotive e dalla meccanica.
I nodi strutturali restano
L’Italia, insomma, non è più il fanalino di coda, ma non può permettersi autocompiacimenti. Restano aperte questioni strutturali profonde: il tasso di occupazione femminile più basso d’Europa, la crescita stagnante delle retribuzioni, le disuguaglianze sociali in aumento e una burocrazia che continua a frenare la competitività. Ma, ha sottolineato la Cgia, la capacità di reagire alle crisi del triennio 2020–2022 (pandemica ed energetica) è stata sorprendentemente robusta, frutto di una combinazione tra misure pubbliche e dinamismo privato.