mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Sanità

Un miliardo e mezzo per nuovi posti di terapia intensiva e sub intensiva. Piano del Governo affidato alle Regioni: soldi al personale, assunzioni e Pronto soccorso

Mezzo miliardo di euro, per pagare meglio medici, infermieri e fare nuove assunzioni. Più un miliardo di euro per allestire migliaia di nuovi posti letto per terapie intensive e sub intensive. Parte con cifre considerevoli il maxi programma del ministero della Salute che prevede “Piani di riorganizzazione” da allestire, e lo faranno le Regioni su indicazione del Governo. I numeri sono imponenti: saranno aumentare le dotazioni dei reparti di terapia intensiva (+3.500 posti), terapia sub-intensiva (+4.225 posti), e la riorganizzazione dei Pronto soccorso. Inoltre in ballo ci sarà un miliardo e 490 milioni di euro.

Obiettivo del Ministero è quello fornire alle Regioni, “indicazioni operative volte a rendere più omogenea la redazione del Piano di riorganizzazione e la successiva valutazione”.

Nel “Decreto Rilancio”, le Regioni avranno quindi un ruolo chiave per “rafforzare la risposta del Ssn in ambito ospedaliero”, si legge nel Decreto, “volta a fronteggiare adeguatamente le emergenze epidemiche, come quella da COVID-19 in corso, tramite apposito piano di riorganizzazione garantiscono l’incremento di attività in regime di ricovero in Terapia Intensiva e in aree di assistenza ad alta intensità di cure”. In questo senso le Regioni entro trenta giorni dall’entrata in vigore del decreto dovranno presentare un piano di riorganizzazione al Ministero della Salute, che provvede ad approvarlo entro trenta giorni dalla ricezione e poi sarà compito del commissario per l’emergenza stornare le risorse alle singole regioni. Entrando nel dettaglio per Terapia Intensiva sono previsti 3.500 posti.

Per ciascuna regione e provincia autonoma, l’incremento strutturale determina una dotazione omogenea sul territorio nazionale pari a 0,14 posti letto per mille abitanti, che comprende l’adeguamento dei posti letto di terapia intensiva nei centri Hub pediatrici. I posti letto da aggiungere potranno essere sia in terapie intensive già strutturate e sia da attivare ex novo (es in padiglioni che comprendano anche posti letto di semi intensiva e malattie infettive) che implicano quindi interventi strutturali e dotazione strumentale. I posti letto devono essere implementati con moduli di minimo 6 posti letto.

Il Ministero ha dato anche delle priorità: i posti letto di terapia intensiva vanno prioritariamente individuati secondo nuovi criteri:
1. implementazione in ospedali Hub che garantiscano:
a. Dea di II livello con percorsi separati; b. diagnostica; c. unità operative di pneumologia e malattie infettive.
2. implementazione in ospedali che abbiano la presenza di:
a. attività di chirurgia specialistica;  b. Dea di I livello con percorsi separati;
3. implementazione di posti letto di terapia intensiva già attivati in fase emergenziale;
4. implementazione di posti letto in terapie intensive esistenti in ospedali che possono essere interamente dedicati alla gestione del paziente affetto da SARS-CoV-2.
“I posti letto di terapia intensiva”, recita la Circolare del Governo, “devono comunque essere implementati in ospedali che dispongano di posti letto di terapia intensiva e attività chirurgica, al fine di poter garantire presenza di personale già formato. Si ritiene che gli interventi per la dotazione di posti letto aggiuntivi di terapia intensiva debbano essere individuati in un numero limitato di ospedali”.

Novità anche per la Terapia Semintensiva con la realizzazioni 4.225 nuovi posti. Le Regioni, anche in questo caso, dovranno programmare la disponibilità di posti letto di area semi-intensiva con “relativa dotazione impiantistica idonea a supportare le apparecchiature di ausilio alla ventilazione, mediante adeguamento e ristrutturazione di unità di area medica per acuzie, prevedendo che tali postazioni siano fruibili, nel rispetto della separazione dei percorsi, sia in regime ordinario, sia in regime di trattamento infettivologico ad alta intensità di cure con assistenza non invasiva anche delle complicanze respiratorie”. Gli obiettivi del Piano sono rivolti a fronteggiare le nuove ondate di contagi e ricoveri se l’epidemia dovesse tornare a colpire “per almeno il 50 per cento dei posti letto, deve essere prevista la possibilità di immediata conversione delle singole postazioni con la necessaria strumentazione di ventilazione invasiva e monitoraggio e per il restante 50 per cento dotati di ventilatori non invasivi, nonché con la necessaria capacità di ottenere forme di collaborazione interdisciplinare adeguate alla criticità e complessità del paziente, anche in ambito pediatrico”.

Il numero di posti letto complessivi da riconvertire è stato quantificato per ciascuna regione e provincia autonoma prevedendo una dotazione di posti letto nella misura pari allo 0,007%, calcolato sulla popolazione residente. Un capitolo significativo del programma riguarda l’area medica, perché con l’emergenza Coronavirus si sono creati una infinità di problemi e rischi sanitari proprio nei settori ospedalieri dove c’è stata una contiguità tra malati di altre patologie e contagiati dal virus.

La riorganizzazione dell’Area medica, ha infatti il “fine di fronteggiare l’accresciuta domanda assistenziale, una quota parte di posti letto di area medica, di acuzie e postacuzie, devono essere resi disponibili per la gestione dei pazienti COVD-19, nel rispetto della separazione dei percorsi sia ordinari, sia in regime di trattamento infettivologico per assistenza comprendente le diverse metodiche non invasive di somministrazione di ossigeno”. Il problema riguarda tutti i reparti. “È opportuno che questo avvenga, con criteri simili, anche per i posti letto di Pediatria. Visti i primi esiti dei pazienti dimessi dalle aree critiche, si rende necessario prevedere l’utilizzo di una parte di questi posti letto per un adeguato precorso riabilitativo”. Che la lotta al virus è solo all’inizio lo di comprende anche dal fatto che la riorganizzazione prevede anche strutture mobili.

“Allo scopo di fronteggiare eventuali e ulteriori picchi temporanei di fabbisogno di posti letto in area critica in specifiche aree territoriali, saranno, inoltre, resi disponibili ulteriori 300 posti letto, suddivisi in quattro strutture movimentabili, ciascuna delle quali dotata di 75 posti letto, che in caso di necessità potranno essere allocate in aree preventivamente individuate da parte di ciascuna regione e provincia autonoma”. C’è poi il nodo del Pronto soccorso da riorganizzare. Il Ministero ricorda che “durante le fasi acute dell’emergenza i Pronto Soccorso, con particolare riferimento ai DEA di II e I livello, hanno subito un importante afflusso di accessi, non adeguatamente differenziati”.

Per questo motivo per far fronte alle successive fasi dell’emergenza, dovranno essere riorganizzati e ristrutturati i Pronto Soccorso con l’obiettivo prioritario di separare i percorsi e creare aree di permanenza dei pazienti in attesa di diagnosi che garantiscano i criteri di separazione e sicurezza.

Ci sono poi le indicazioni per ripartire i fondi. Le risorse destinate alla ristrutturazione devono poter prevedere nel maggior numero possibile di ospedali: aree di pre-triage distinte; area di attesa dedicata a sospetti COVID-19 o potenzialmente contagiosi in attesa di diagnosi; ambulatorio per sospetti COVID-19 o potenzialmente contagiosi in attesa di diagnosi; area dedicata per soggetti in attesa di esito tampone; percorso specificatamente individuato per paziente COVID-19; accesso diretto e percorsi dedicati di mezzi di soccorso a spazi di attesa sospetti barellati; diagnostica radiologica dedicata. Nel Piano sono previsti nuovi mezzi di trasporto, “risulta necessaria l’implementazione di mezzi dedicati o dedicabili ai trasferimenti secondari tra strutture COVID-19, alle dimissioni protette, ai trasporti interospedalieri no COVID-19”. Infine l’impegno economico per il personale per una maggiore remunerazione è più assunzioni.

Secondo il Dl Rilancio, ad esempio, le Regioni vengono autorizzate a implementare i mezzi di trasporto dedicati ai trasferimenti secondari per i pazienti Covid-19, per le dimissioni protette e per i trasporti interospedalieri per pazienti non affetti da Covid-19.

Per questi ultimi interventi e per sostenere una serie di misure a sostegno della spesa per il personale sanitario sono stanziati 430.975.000 euro per il 2020. Per l’operatività di questi mezzi di trasporto, le Regioni potranno assumere personale dipendente medico, infermieristico e operatore tecnico, con decorrenza 15 maggio 2020.

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