Un monito netto, senza ambiguità, pronunciato davanti ai vescovi di nuova nomina riuniti nell’Aula del Sinodo. Papa Leone XIV ha dedicato il cuore del suo intervento a una delle ferite più gravi della Chiesa contemporanea: gli abusi. “I comportamenti inappropriati da parte del clero non possono essere messi in un cassetto, vanno affrontati, con senso di misericordia e vera giustizia, verso le vittime e verso gli accusati”, ha spiegato il Pontefice. Parole che si collocano nel solco delle scelte di trasparenza e responsabilità avviate negli ultimi decenni, ma che rilanciano con decisione l’appello a non arretrare davanti a una questione che mina la credibilità stessa delle comunità cristiane. Il Santo Padre ha insistito sul fatto che “ci sono momenti in cui raggiungere la verità è doloroso, ma necessario”. A chi si trova a dover affrontare accuse e procedimenti interni, Leone XIV ha ricordato l’importanza di non gestire la comunicazione in modo improvvisato o difensivo, ma con strumenti adeguati: “In tal senso è utile lasciarsi aiutare da professionisti, persone preparate. Calma, una buona testa, e l’aiuto di un professionista”, ha aggiunto. Un invito esplicito a scegliere la trasparenza e la competenza come via obbligata, per non aggiungere nuove sofferenze a quelle già patite dalle vittime.
L’avvertimento sui social
Nell’era digitale, anche l’uso delle piattaforme online è diventato parte integrante della responsabilità episcopale: “Siate prudenti nell’uso delle reti sociali, dove il rischio è che ognuno si senta autorizzato a dire quello che vuole, anche cose false”, ha ammonito il Vescovo di Roma. La disinformazione e il linguaggio ostile che circolano online, ha osservato, rischiano di trascinare anche la Chiesa in dinamiche di conflitto permanente e screditamento reciproco. Per questo il Papa ha chiesto ai vescovi di coltivare sobrietà e prudenza, ricordando che il loro ruolo non è alimentare polemiche, ma guidare con equilibrio comunità spesso attraversate da divisioni.
“Costruttori di ponti”
Il Pontefice ha poi tracciato il profilo del vescovo come uomo di dialogo: “Siate costruttori di ponti”, ha detto, ribadendo la necessità di cercare sempre il confronto con le altre tradizioni religiose e culturali, soprattutto in contesti dove i cristiani sono minoranza. “Da come vi amate vi riconosceranno”, ha ricordato, citando il Vangelo di Giovanni. Il Papa ha indicato nell’autenticità della testimonianza e nell’amore concreto i primi strumenti di evangelizzazione, ben più persuasivi dei discorsi formali. Il richiamo si è esteso anche alla vita quotidiana delle diocesi: “Siate discepoli perseveranti, non impauriti di fronte alla prima difficoltà, pastori vicini alla gente e ai preti, misericordiosi e fermi, anche laddove si tratta di giudicare”. Non solo predicatori, dunque, ma uomini capaci di ascolto e di vicinanza reale. Una descrizione che richiama l’immagine di una Chiesa meno verticistica e più immersa nella vita delle comunità locali.
L’impegno per la fraternità
Le parole ai nuovi vescovi sono risuonate nelle stesse ore in cui Leone XIV ha partecipato al ʼIII World Meeting on Human Fraternityʼ, svoltosi in Vaticano con la presenza di delegazioni internazionali, premi Nobel e rappresentanti religiosi di ogni parte del mondo. In questa occasione il Papa ha rilanciato il “no” alla guerra e il “sì” alla pace come principio fondante della convivenza umana: “Il pianeta è segnato da conflitti e divisioni, e a maggior ragione siete uniti da un forte e coraggioso ‘no’ alla guerra e da un ‘sì’ alla fraternità”, ha detto, richiamando le parole del suo predecessore Francesco nell’enciclica ʼFratelli tuttiʼ.
Secondo il Pontefice, la domanda posta da Dio a Caino, ʼDov’ètuo fratello?ʼ, deve risuonare oggi con forza in un mondo segnato da guerre, migrazioni e solitudini. “Fratello, sorella, dove sei quando i giovani vengono mandati a combattere, quando i migranti vengono respinti, quando i poveri sono dimenticati, quando la solitudine corrode i legami sociali?”, ha chiesto, spiegando che il silenzio non è una risposta. “La risposta siete voi, con la vostra presenza, il vostro impegno, il vostro coraggio”, la chiosa finale.