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Economia italiana: Pil giù dello 0,1%, ma l’occupazione tocca i record

La nota Istat: export in frenata e consumi prudenti. Lavoro in crescita, inflazione sotto la media Ue ma carrello più caro
giovedì, 11 Settembre 2025
3 minuti di lettura

Il quadro che emerge dall’ultima nota mensile sull’andamento dell’economia italiana dell’Istat è quello di un Paese in equilibrio precario tra segnali di rallentamento e punti di resilienza. Nel secondo trimestre del 2025 il Pil ha segnato un calo dello 0,1% rispetto ai primi tre mesi dell’anno. Una flessione contenuta, ma sufficiente a interrompere la fase di crescita iniziata nell’autunno 2023. La dinamica è spiegata soprattutto dal contributo negativo del commercio estero: le esportazioni di beni e servizi sono scese dell’1,7%, penalizzate dal rallentamento della domanda internazionale e dall’impatto dei nuovi dazi Usa, mentre le importazioni hanno mantenuto un segno positivo (+0,4%). A tenere a galla l’economia sono stati gli investimenti, che pur in rallentamento hanno registrato un +1% congiunturale, in particolare nei comparti macchinari e impianti. I consumi privati sono rimasti sostanzialmente stabili, con le famiglie ancora caute, condizionate dall’incertezza e dal peso del caro-spesa.

L’analisi dell’interscambio commerciale conferma un quadro a due velocità. All’interno dell’Unione europea reggono le vendite verso Francia e Spagna, mentre calano quelle dirette in Germania e Paesi Bassi. Sul fronte extra Ue, la frenata è più marcata: arretrano le esportazioni verso Regno Unito, Cina, Russia e Turchia, mentre negli Stati Uniti, dopo la forte espansione del primo trimestre, la crescita si ridimensiona. Una sola eccezione: il comparto farmaceutico, che verso gli Usa ha quasi raddoppiato le vendite nel primo trimestre e segnato un +60% nel secondo.

Industria e fiducia

La produzione industriale ha dato qualche segnale positivo: +0,4% a luglio, secondo incremento consecutivo, con aumenti diffusi nei beni strumentali e di consumo. Ma il termometro della fiducia non racconta lo stesso ottimismo. Ad agosto le imprese manifatturiere hanno rivisto al ribasso le aspettative di produzione, segnalando al contempo scorte elevate. Nei servizi, invece, l’umore è in ripresa, trainato dai trasporti e dalle attività di comunicazione, mentre il turismo mostra un arretramento.

Il mercato del lavoro resta il vero pilastro della congiuntura. A luglio gli occupati hanno toccato quota 24,2 milioni, in crescita di 13mila unità rispetto a giugno. Il tasso di occupazione è salito al 62,8% e la disoccupazione è scesa al 6%, livello tra i più bassi degli ultimi anni. Particolarmente significativa la discesa della disoccupazione giovanile, al 18,7%. La crescita riguarda sia i dipendenti stabili sia quelli a termine, mentre calano gli autonomi. Rispetto a un anno fa, l’Italia conta 218mila occupati in più e 114mila disoccupati in meno.

Inflazione bassa

Sul fronte dei prezzi, la fotografia Istat segnala un’inflazione armonizzata (IPCA) stabile all’1,7% in agosto, valore inferiore alla media dell’area euro. Tuttavia il cosiddetto carrello della spesa continua a correre: +3,5% su base annua, un ritmo che pesa soprattutto sui redditi medio-bassi. Gli energetici invece rallentano, contribuendo a contenere l’inflazione complessiva. La dinamica dei servizi resta sostenuta (+2,7%), mentre l’inflazione di fondo (al netto di energia e alimentari freschi) sale al 2,1%.

Un focus della nota Istat è dedicato alla povertà energetica e all’impatto dei bonus sociali introdotti dal governo per calmierare le bollette. I sussidi hanno raggiunto il massimo della loro efficacia nel 2022, quando l’impennata dei prezzi dell’energia avrebbe fatto salire al 13,8% la quota di famiglie in povertà energetica: grazie ai bonus, la percentuale si è fermata al 9,5%. Negli anni successivi, però, la platea dei beneficiari si è ridotta (da oltre 4,5 milioni nel 2023 a 2,7 milioni nel 2024) e con essa la capacità dei sussidi di incidere sul fenomeno. Restano fuori dal perimetro molti nuclei fragili, spesso per la mancata presentazione dell’Isee.

Produzione industriale in crescita a luglio

A luglio 2025 la produzione industriale italiana segna un nuovo passo avanti. Secondo l’Istat, l’indice destagionalizzato cresce dello 0,4% su giugno, confermando un aumento anche nella media trimestrale maggio–luglio (+0,2%). L’espansione interessa quasi tutti i comparti, con l’unica eccezione dell’energia (–7,8% congiunturale). In rialzo invece i beni di consumo (+2,1%), i beni strumentali (+1,6%) e i beni intermedi (+0,7%).

Corretto per il calendario, l’indice generale sale dello 0,9% rispetto a luglio 2024 (23 i giorni lavorativi in entrambi gli anni). L’incremento tendenziale riguarda consumi (+3,0%), strumentali (+2,8%) e intermedi (+0,3%), mentre l’energia cala del 5,2%. Tra i settori, spiccano le crescite della raffinazione petrolifera (+10,8%), della fabbricazione di computer ed elettronica (+6,4%) e delle industrie alimentari, bevande e tabacco (+5,7%). Le maggiori flessioni si registrano invece nella fornitura di energia elettrica e gas (–9,4%), nei prodotti chimici (–2,7%) e nella gomma-plastica (–1,6%).

Il commento dell’Istat sottolinea come il quadro complessivo resti positivo: la dinamica congiunturale e quella tendenziale mostrano una crescita diffusa, con l’energia unico punto debole del comparto.

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