Stiamo dando veramente troppa importanza a questa Unione Europea che ha ancora troppa strada da fare prima di diventare un attore internazionale vero e proprio. Dobbiamo farci una ragione che l’Unione è nata come un esperimento basato essenzialmente, se non esclusivamente, per l’introduzione di una moneta unica nella speranza che potesse diventare un aggregatore di governi, di culture e di modelli di sviluppo. Il parlamento Europeo e tutta la sua impalcatura, BCE compresa, per ora non ha fatto molto di più se non studiare e applicare agli stati misure finalizzate a mantenere in equilibrio quest’euromoneta, a sua legittima difesa e sopravvivenza.
Il Governo italiano e gli italiani devono tornare a pensare in proprio e a non prendere il vizio dell’assistenzialismo; l’Italia deve farcela con le proprie gambe e trovare le formule economicamente e strategicamente più corrette per rialzarsi da questa pandemia che rischia di lasciare più morti economici che da covid-19.
È questo il momento di riunire tutte le menti italiane più preparate per disegnare un piano-programma di reindustrializzazione, almeno su base ventennale -e non elettorale. Se ci appoggiamo all’assistenza dell’Europa non ne verremo certo fuori.
Il Recovery fund è un’aspirina che può far passare momentaneamente la febbre ma non cura la malattia alla radice.
Così come abbiamo avuto i medici eroi che sono riusciti a contenere e forse a debellare il virus nella maggior parte dell’Italia, dobbiamo ora trovare gli economisti eroi e chiedere loro di studiare, collaborare e debellare la pandemia economica.
Non chiedetevi perché abbiamo bisogno ancora di teste “esterne al governo” ma questo è. O le risorse intellettuali si trovano i questa maggioranza (così come si è voluta) o devono rivolgersi agli esperti, ed aumentare ancora di più il numero dei consulenti: ora ce ne sono 500 (più dei senatori in carica), ce ne vorranno anche altri.