Un monito severo, quello lanciato da Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea, in un’intervista a Radio Classique: “Se Donald Trump dovesse prendere il controllo della politica monetaria americana, sarebbe un pericolo molto serio per l’economia degli Stati Uniti e per quella globale”. Le parole di Lagarde arrivano in un momento di crescente tensione tra istituzioni indipendenti e spinte politiche. L’ex presidente USA, in vista di una possibile rielezione, ha più volte criticato la Federal Reserve e minacciato di rimuovere membri del board, tra cui Lisa Cook, con l’obiettivo dichiarato di orientare i tassi d’interesse secondo le sue priorità economiche. “La politica della Fed ha effetti diretti sulla stabilità dei prezzi e sull’occupazione ottimale”, ha ricordato Lagarde. “Se questa dipendesse dai diktat di un singolo individuo, l’equilibrio dell’economia americana — e di conseguenza quello mondiale — sarebbe fortemente compromesso”. La Bce non è la sola a esprimere preoccupazione. Economisti e analisti temono che un’ingerenza politica nella Federal Reserve possa minare la fiducia nei mercati, destabilizzare il dollaro e innescare una spirale inflazionistica. Tuttavia, Lagarde ha sottolineato che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha chiarito che un governatore della Fed può essere rimosso solo per “colpa grave”, un vincolo che potrebbe frenare le ambizioni del tycoon. Il dibattito si inserisce in un contesto più ampio di ridefinizione dei rapporti tra potere politico e istituzioni economiche. Se Trump dovesse riuscire nel suo intento, il rischio non sarebbe solo americano, ma sistemico. Lagarde non usa mezzi termini: “La governance monetaria deve restare indipendente. È una garanzia per tutti”.
