In un silenzio cosmico interrotto solo dal respiro delle tute pressurizzate, gli astronauti cinesi si muovono nello spazio seguendo le istruzioni di un nuovo comandante: un’intelligenza artificiale. La Cina ha compiuto un ulteriore balzo tecnologico, integrando un sistema AI avanzato all’interno della sua stazione spaziale Tiangong per pianificare e coordinare le attività extraveicolari, le cosiddette EVA (Extra-Vehicular Activities). L’algoritmo, sviluppato in collaborazione con il Zhejiang Lab e alimentato da una rete orbitale di satelliti supercomputing, è in grado di elaborare in tempo reale dati ambientali, traiettorie e condizioni operative, ottimizzando ogni fase della passeggiata spaziale. Non si tratta solo di un assistente digitale, ma di un vero e proprio stratega orbitale, capace di simulare scenari, prevedere rischi e suggerire soluzioni in autonomia. La terza passeggiata spaziale condotta sulla Tiangong, durata oltre nove ore, ha segnato il debutto operativo dell’AI nella gestione delle missioni esterne. Gli astronauti hanno seguito un piano elaborato interamente dal sistema, che ha coordinato movimenti, tempi e priorità con una precisione che supera quella umana. Questa svolta non è solo un traguardo tecnico, ma anche una dichiarazione geopolitica. Pechino dimostra di voler guidare la nuova corsa allo spazio con una visione che fonde potenza computazionale e ambizione strategica. Mentre gli Stati Uniti puntano su collaborazioni internazionali e iniziative private, la Cina centralizza il controllo e investe in infrastrutture autonome, come la costellazione “Three-Body Computing”, destinata a rivoluzionare il calcolo orbitale. L’intelligenza artificiale nello spazio non è più fantascienza. È realtà, ed è cinese.
