Gli Stati Uniti hanno annunciato nuove sanzioni contro membri del potente cartello messicano di Sinaloa, nel quadro della lotta al traffico di fentanyl e metanfetamine. Tra i nomi finiti nella lista nera del Dipartimento del Tesoro spicca quello di El Makabelico, rapper messicano noto per i suoi testi che glorificano la vita dei narcotrafficanti e per i legami sospetti con figure chiave del crimine organizzato. El Makabelico, al secolo Luis Enrique Mendoza, è diventato celebre per i suoi “corridos tumbados”, ballate moderne che celebrano le gesta dei boss del narcotraffico. Secondo le autorità statunitensi, il rapper avrebbe ricevuto finanziamenti e protezione da membri del cartello di Sinaloa, in particolare dalla fazione guidata da Joaquín Guzmán López, figlio di “El Chapo”. Le sue canzoni, spesso accompagnate da video girati in ranch lussuosi con armi e SUV blindati, sono considerate strumenti di propaganda per reclutare giovani nei ranghi del cartello. Le misure imposte includono il blocco di tutti i beni di El Makabelico negli Stati Uniti e il divieto per cittadini e aziende americane di intrattenere rapporti commerciali con lui. Il Tesoro ha anche sanzionato altri sei individui e tre società legate al traffico di droga e al riciclaggio di denaro. Il procuratore generale Merrick Garland ha dichiarato: “Non tollereremo che l’arte venga usata come copertura per attività criminali. Queste sanzioni sono un messaggio chiaro: chi promuove la cultura del narcotraffico non troverà rifugio negli Stati Uniti”. La decisione ha scatenato un acceso dibattito in Messico, dove El Makabelico ha milioni di fan. Alcuni lo difendono come artista che racconta la realtà del Paese, altri lo accusano di romanticizzare la violenza e contribuire alla normalizzazione del crimine. In un’epoca in cui la musica è veicolo potente di identità e ideologia, la sanzione contro El Makabelico segna un confine netto tra libertà artistica e complicità criminale.
