In un clima di crescente tensione tra politica e istituzioni economiche, la Federal Reserve ha deciso di mantenere invariati i tassi d’interesse nella forchetta tra il 4,25% e il 4,50%, ignorando le pressioni del presidente Donald Trump che da settimane invoca un taglio per stimolare la crescita. La decisione, presa dal Federal Open Market Committee con 9 voti favorevoli e 2 contrari, segna la quinta riunione consecutiva senza variazioni.
Il presidente della Fed, Jerome Powell, ha ribadito con fermezza la necessità di preservare l’indipendenza dell’istituto: “Rispettare l’autonomia della banca centrale è fondamentale per la credibilità della politica monetaria,” ha dichiarato in conferenza stampa. Powell ha sottolineato come l’attuale linea restrittiva sia “appropriata” in un contesto di inflazione ancora elevata e crescita economica moderata. I dazi imposti di recente, ha aggiunto, stanno già influenzando i prezzi di alcuni beni, rendendo prematuro qualsiasi intervento.
Nonostante le critiche di Trump — che ha definito Powell “sempre troppo in ritardo” — la Fed ha scelto la prudenza, in attesa di valutare l’impatto delle misure commerciali e dei dati macroeconomici attesi nei prossimi mesi. È significativo che due membri del FOMC, Christopher Waller e Michelle Bowman, abbiano votato per un taglio dei tassi, episodio raro che non si verificava dal 1993.
La scelta della Fed rappresenta un messaggio chiaro: la politica monetaria non può essere piegata alle esigenze elettorali. In un’epoca in cui l’indipendenza delle istituzioni è messa alla prova, Powell riafferma il ruolo della banca centrale come baluardo tecnico e non politico. Settembre si avvicina, ma per ora, la Fed resta ferma.