Il governo britannico ha ammesso di aver trasferito segretamente circa 4.500 cittadini afghani nel Regno Unito, in seguito a una massiccia fuga di dati riservati avvenuta nel 2022. La rivelazione, resa pubblica il 15 luglio 2025, ha sollevato un’ondata di polemiche in Parlamento e tra le organizzazioni per i diritti umani. La vicenda risale a febbraio 2022, quando un ufficiale del Ministero della Difesa inviò per errore un foglio di calcolo contenente le informazioni personali di oltre 18.000 afghani che avevano collaborato con le forze britanniche. I dati, diffusi online, avrebbero potuto esporre i soggetti coinvolti a ritorsioni da parte dei talebani. Per evitare conseguenze drammatiche, il governo mise in atto un programma di reinsediamento segreto, denominato Afghan Response Route, che ha coinvolto 900 richiedenti e 3.600 familiari. Il programma, finanziato con circa 980 milioni di euro, è stato coperto da una “super ingiunzione” emessa dall’Alta Corte, che ha vietato per quasi due anni la divulgazione dell’intera operazione. Il Segretario alla Difesa John Healey ha chiesto scusa pubblicamente, definendo l’episodio “senza precedenti” e annunciando la chiusura del programma: “La via è ora chiusa, ma onoreremo gli ultimi 600 inviti già inoltrati”. La revoca dell’ingiunzione ha permesso ai media di riportare la notizia, suscitando interrogativi sulla trasparenza del governo e sulla gestione della sicurezza dei dati. Il giudice Martin Chamberlain ha criticato duramente la misura, affermando che “ha bloccato i normali meccanismi di responsabilità democratica”. Con oltre 36.000 afghani accolti nel Regno Unito dal 2021, il caso riaccende il dibattito sull’etica delle operazioni segrete e sulla protezione dei collaboratori stranieri.