È iniziata oggi, 14 luglio, l’esumazione dei resti di 796 bambini sepolti tra il 1925 e il 1961 nella fossa settica dell’ex casa per madri e bambini gestita dalle Suore del Buon Soccorso, nella contea di Galway. Un’operazione attesa da oltre un decennio, che punta a restituire dignità alle vittime di uno dei capitoli più oscuri della storia irlandese. Il sito, scoperto nel 2014 grazie alla storica locale Catherine Corless, si trova sotto un complesso residenziale sorto sulle rovine dell’istituto religioso demolito nel 1972. Corless, analizzando i registri civili, aveva individuato 796 certificati di morte privi di corrispondenti registrazioni di sepoltura. Le sue ricerche portarono alla luce una fossa comune, dove i corpi di neonati e bambini fino a tre anni erano stati gettati senza cerimonia né memoria. Le esumazioni, condotte da esperti forensi provenienti da cinque Paesi, dureranno circa due anni. L’obiettivo è identificare i resti tramite analisi del DNA, già raccolto da una trentina di familiari, e offrire finalmente una sepoltura dignitosa. Le autorità hanno definito l’intervento “una scena del crimine da trattare con rigore scientifico e rispetto umano”. La vicenda ha scosso profondamente l’Irlanda, dove per decenni le case per ragazze madri hanno operato con il sostegno dello Stato e della Chiesa cattolica. Le donne incinte fuori dal matrimonio venivano rinchiuse, costrette al lavoro non retribuito e separate dai figli, spesso dati in adozione senza consenso. Il tasso di mortalità infantile in queste strutture era allarmante: in alcuni anni moriva un bambino su tre. Nel 2021, una commissione d’inchiesta ha confermato gli abusi e il governo ha presentato scuse ufficiali. Ma solo nel 2022 è stata approvata la legge che autorizza gli scavi, e nel 2023 è stato nominato il team operativo. Oggi, a Tuam, si scava non solo nel terreno, ma nella memoria collettiva di un Paese che cerca giustizia per i suoi figli dimenticati.
