Un’operazione internazionale coordinata da Europol ha portato all’arresto di Giuseppe Palermo, 47 anni, ritenuto il “capo supremo” della mafia italiana in America Latina. Il blitz è scattato l’11 luglio a Bogotá, dove Palermo è stato fermato all’uscita di un supermercato da agenti delle forze speciali armati di fucili automatici e incappucciati. Originario di Platì, in Calabria, Palermo era ricercato in 196 Paesi con un mandato dell’Interpol. Secondo le autorità colombiane, gestiva l’acquisto di ingenti carichi di cocaina da Colombia, Ecuador e Perù, coordinando le rotte marittime e terrestri verso l’Europa. Il suo ruolo di snodo tra la‘ ndrangheta e i cartelli sudamericani lo rendeva una figura chiave nel narcotraffico globale. La cattura rientra nel progetto “I-Can” contro la ‘ndrangheta, che ha già portato a 21 arresti in Europa, molti dei quali nel sud Italia. Il clan Platì, a cui Palermo è affiliato, è considerato uno dei nuclei più ermetici dell’organizzazione calabrese, con legami consolidati con il Clan del Golfo, la principale organizzazione criminale colombiana, composta da circa 7.500 membri. Secondo il generale Carlos Triana, direttore della polizia colombiana, Palermo era il principale referente della ‘ndrangheta in Sud America, e la sua cattura rappresenta “un colpo al cuore del narcotraffico internazionale”. Il presidente colombiano Gustavo Petro ha sottolineato l’impegno del Paese nella lotta contro il traffico di droga. Il ministro dell’Interno italiano Matteo Piantedosi ha definito l’operazione“ un risultato straordinario”, lodando il lavoro della Polizia di Stato e sottolineando il ruolo dell’Italia nella lotta alle mafie anche oltre i confini nazionali. La richiesta di estradizione è già stata inoltrata da Roma. Con la cattura di Palermo, le autorità colombiane e italiane infliggono un duro colpo alla rete criminale che alimenta il traffico di droga tra Sud America ed Europa.