Undici luglio 1995. In una cittadina bosniaca che sarebbe poi diventata simbolo dell’orrore e della vergogna, oltre ottomila uomini e ragazzi musulmani vennero sistematicamente giustiziati dalle milizie serbo-bosniache. Trent’anni dopo, Srebrenica resta una ferita aperta nella coscienza europea, una cicatrice che la memoria non può, e non deve, cancellare. Ieri, nel giorno del trentesimo anniversario del genocidio, Sergio Mattarella ha reso omaggio alle vittime con parole dense di dignità, fermezza e ammonimento: “La triste stagione dei nazionalismi, foriera dei peggiori lutti del XX secolo, sia definitivamente consegnata alla storia”.
Un richiamo potente, quello del Presidente della Repubblica, che lega il passato al presente, e invita l’Europa e il mondo intero a non voltarsi mai più dall’altra parte.
Il genocidio

L’11 luglio 1995, Srebrenica era stata dichiarata ‘zona protetta’ dalle Nazioni Unite. Ma nonostante la presenza del contingente olandese dell’Onu, oltre ottomila musulmani bosniaci vennero rastrellati, uccisi e sepolti in fosse comuni. Donne e bambini vennero espulsi. Gli uomini separati, giustiziati. Un eccidio definito dal Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia come genocidio, il primo riconosciuto in Europa dopo la Shoah. “Commemoriamo oggi il trentesimo anniversario del genocidio di Srebrenica. Una tragedia che, a dispetto delle migliori speranze, fu emblematica degli orrori indicibili in cui poteva sprofondare nuovamente l’Europa”, ha proseguito il Capo dello Stato che ha sottolineato come gli eventi di Srebrenica abbiano segnato non solo le vittime e i loro familiari, ma anche la coscienza della comunità internazionale, colpevole, come dichiarato anche dalla Commissione europea, di non aver saputo prevenire e fermare il massacro.
Il messaggio di Mattarella è in pratica un appello alla responsabilità condivisa: “La coscienza della comunità internazionale non è uscita indenne da quegli eventi. Esiste una responsabilità collettiva, che invoca l’intervento e la condanna dei popoli”. Mattarella ha ricordato che il negazionismo e il riduzionismo sono forme di violenza ulteriore contro le vittime e ha riaffermato l’importanza di processi giudiziari trasparenti e rigorosi per garantire la riconciliazione.
Un monito per l’Europa di oggi
Un concetto ribadito anche dalla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che ha definito Srebrenica una “zona sicura tradita” e ha ammonito: “Non permetteremo mai che la storia venga riscritta. Respingiamo qualsiasi negazione o minimizzazione del genocidio”.
Mattarella ha tracciato un parallelo inquietante con il presente, ricordando come l’odio etnico, alimentato dalla retorica nazionalista, possa riemergere anche oggi, sotto altre forme, in altre regioni del mondo. “Lottare contro la diffusione di sentimenti d’odio è responsabilità di ciascuno e di ogni Paese”.
La memoria di Srebrenica non è soltanto commemorazione, ma monito permanente contro i ritorni dell’ideologia nazionalista, troppo spesso ravvivata da discorsi politici che alimentano divisioni. “Attribuire disonore a intere popolazioni è errato”, ha ricordato Mattarella, “bisogna invece perseguire i responsabili, ovunque si trovino, per far crescere giustizia e riconciliazione”.
Un impegno globale
Chiara Braga, Capogruppo Pd alla Camera, ha scritto che “ottomila vittime dell’odio nel cuore dell’Europa sono un monito a combattere i nazionalismi, mai come oggi pericolosi”. Un messaggio in linea con le parole di Laura Boldrini, Presidente del Comitato permanente sui diritti umani della Camera, che ha ricordato: “Popoli che avevano vissuto in pace iniziarono a farsi la guerra. La giustizia internazionale ha dato una risposta, ma il dolore resta vivo. Vale per Srebrenica e vale per ogni crimine contro l’umanità, anche oggi”. Nel 2024 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato l’11 luglio ‘Giornata internazionale di riflessione e commemorazione del genocidio di Srebrenica’. Una scelta sostenuta convintamente dall’Italia e salutata da Mattarella come strumento per radicare nella coscienza mondiale il ricordo di quella tragedia: “Preservando il ricordo di quegli avvenimenti luttuosi, iscriviamo per sempre nella memoria dell’umanità quel giorno funesto”.
Il progetto europeo
Nel suo discorso Mattarella ha rinnovato il sostegno dell’Italia al processo di integrazione dei Paesi balcanici nell’Unione Europea, sottolineando come la prospettiva europea resti la via maestra per superare le divisioni etniche e consolidare legami di fiducia reciproca: “Le comunità dei popoli dell’area, Bosnia ed Erzegovina fra queste, stanno realizzando percorsi di superamento dei tragici lasciti del passato attraverso una convinta adesione al progetto europeo”.
Alle parole di Mattarella si è unito anche il messaggio del Presidente della Camera dei Deputati, Lorenzo Fontana, che ha ribadito con forza il dovere della memoria e il dolore ancora vivo per le vittime: “A trent’anni dal genocidio di Srebrenica, ricordiamo con dolore le vittime di uno dei crimini più atroci commessi nel continente dopo la Seconda guerra mondiale”, ha affermato.
“Quel massacro, consumato nel cuore dell’ex Jugoslavia, ha mostrato il volto disumano della violenza etnica, lasciando una ferita profonda. Ci stringiamo ai familiari delle vittime e ribadiamo, oggi e sempre, il dovere della memoria”.