Il Texas è in ginocchio. Le devastanti inondazioni che hanno colpito il centro dello Stato durante il weekend del 4 luglio hanno causato almeno 109 vittime e 161 dispersi, secondo l’ultimo bilancio fornito dal governatore Greg Abbott. La contea di Kerr, epicentro della tragedia, conta da sola 87 morti, tra cui 27 bambine e animatori del Camp Mystic, un campo estivo cristiano travolto dalla piena del fiume Guadalupe. Le piogge torrenziali hanno fatto salire il livello del fiume di oltre otto metri in meno di un’ora, trasformando la zona collinare della Texas Hill Country in una trappola mortale. Centinaia di campeggiatori sono stati sorpresi nel sonno, molti costretti a fuggire aggrappandosi ad alberi o corde improvvisate. I soccorritori, con elicotteri, cavalli e airboat, continuano a cercare tra fango e detriti, ma le speranze di trovare superstiti si affievoliscono. Il presidente Donald Trump ha annunciato una visita ufficiale per venerdì, accompagnato dalla first lady Melania, promettendo pieno supporto federale. “Non ci fermeremo finché ogni persona dispersa non sarà ritrovata,” ha dichiarato il governatore Abbott. Intanto, la segretaria alla Sicurezza interna Kristi Noem ha ringraziato “la mano di Dio” per i salvataggi compiuti, in un discorso dai toni spirituali che ha commosso il gabinetto presidenziale. Crescono però le polemiche per l’assenza di un sistema di allerta efficace: la contea di Kerr non dispone di sirene o notifiche automatiche, e una richiesta di finanziamento alla FEMA era stata respinta otto anni fa. Il giudice locale ha ammesso che il territorio è rimasto “completamente scoperto” nel momento più critico. Il Texas piange, ma non si arrende. E mentre il rumore degli elicotteri scandisce le ore, il Paese intero guarda al Lone Star State con dolore e solidarietà.