“Un Centrodestra moderno non può sottrarsi al tema della cittadinanza”. Così ieri il Ministro degli Esteri e Vicepremier Antonio Tajani ha rilanciato, da Brindisi, la proposta di legge sullo ‘Ius Italiae’ durante l’edizione 2025 di ‘Forum in Masseria’, l’appuntamento estivo condotto da Bruno Vespa. Ma quante possibilità ha di diventare davvero materia di dibattito parlamentare, di fronte alla secca bocciatura della Lega e alla stizzita replica del Movimento 5 Stelle? All’apertura del suo intervento, Tajani ha subito precisato: “Non voglio mettere in difficoltà il governo, ma affrontiamo i problemi sociali per cercarne soluzioni concrete”. E ha così illustrato i punti salienti della riforma: “Lo ‘Ius Italiae’ significa dare la possibilità di acquisire la cittadinanza italiana attraverso un percorso serio, non una concessione facilmente ottenibile. Se un giovane, nato all’estero, ha frequentato con profitto la scuola dell’obbligo in Italia fino ai 16 anni, potrà chiedere lo status di cittadino con un anno di anticipo rispetto alla normativa vigente”.
L’obiettivo, ha spiegato, non è “essere lassisti”, bensì rispondere a una necessità di integrazione economica e sociale: “Vogliamo più italiani perché le nostre imprese, specie nei settori in espansione, hanno bisogno di manodopera straniera regolar”». E rivolgendosi ai colleghi di coalizione, Tajani ha sottolineato la necessità di un confronto approfondito: “Occorre spiegare la riforma, punto per punto, ai nostri alleati politici”.
La reazione del Carroccio
La reazione della Lega è stata immediata. In una nota ufficiale, via Bellerio ha invitato “l’amico Antonio Tajani” a “archiviare ogni polemica sulla riforma della cittadinanza. Non passerà mai, non è prevista dal programma di Centrodestra, è stata bocciata perfino dal recente referendum promosso dalla Sinistra. Il Paese non ha bisogno di un’estate all’insegna di inutili polemiche: abbiamo il dovere di concentrarci sugli impegni che hanno convinto gli italiani a darci fiducia”. Ma il vero contraccolpo alle parole del Ministro è arrivato da Giuseppe Conte, salito sul palco di ‘Forum in Masseria’ poco dopo. Il Presidente del Movimento 5 Stelle ha definito “avvilente” lo scaricabarile interno al Centrodestra: «Se Tajani annuncia la riforma, poi la ritira, che credibilità possiamo dare ai giovani che aspettano risposte? Questo è un teatrino che non fa onore a chi vorrebbe rendere il Paese più inclusivo”.
Il Ministro degli Esteri non ha comunque rinunciato a dettare l’agenda di politica estera. Sempre a ‘Forum in Masseria’ ha annunciato che “entro l’anno la Farnesina sarà trasformata in un ministero ‘bicipite’, con una direzione generale dedicata esclusivamente alla politica della crescita economica. È un vecchio progetto di Silvio Berlusconi che oggi portiamo a compimento: ogni nostra azione diplomatica sarà orientata a sostenere le imprese italiane sui mercati internazionali”.
Dossier internazionali
E sul fronte dei dossier internazionali Tajani ha offerto una panoramica di grande respiro, confutando chi lo dipinge come un amante delle sanzioni. “L’Iran ha subito una sconfitta militare, insieme ai suoi alleati in Siria e Libano. Ma finché Teheran avrà la possibilità di dotarsi dell’arma atomica, Israele la considererà una minaccia inaccettabile. Serve un accordo che limiti il programma nucleare iraniano all’energia civile”. Quanto alla guerra in Ucraina, il Ministro ha aperto al ricorso di nuove misure restrittive nei confronti della Russia: “Se Putin non intende fare la pace, bisognerà farglielo capire con le sanzioni. Non sono un fan di misure punitive in sé, ma quando un dittatore rifiuta il cessate il fuoco, occorre mostrare fermezza”. E ha dipinto un quadro di Mosca alle prese con un esercito “che conta oltre un milione di soldati, pagati più degli operai russi, e un’industria ormai perlopiù bellica: tornare indietro significherebbe innescare una crisi sociale interna di vaste proporzioni”.
In chiusura, un accenno alla trattativa sui dazi con gli Stati Uniti: “Il confronto è aperto, con diverse opzioni sul tavolo, ma a Washington sarà il Presidente Trump a decidere l’ultima parola. Una guerra commerciale non fa bene a nessuno; il nostro ideale resta un’area di libero scambio tra Europa, Nord America e Messico”. Con un auspicio: “Dazi al 10% non sarebbero insopportabili per la nostra economia, che è seconda solo alla Cina per varietà di produzione”.