venerdì, 4 Luglio, 2025
Europa

Dazi: Von der Leyen vuole un patto di massima entro il 9 luglio con gli Usa: “Di certo difenderemo i nostri interessi”

Il Ministro Giorgetti: “L’incertezza è il costo più alto per imprese e consumatori, serve una svolta rapida”

A colpi di ultimatum e contromisure, l’Unione europea e gli Stati Uniti sono entrati in una fase di massima tensione commerciale: da una parte Donald Trump ha chiesto di formalizzare entro il 9 luglio un’intesa definitiva per scongiurare l’imposizione di dazi su beni del Vecchio Continente; dall’altra Bruxelles cerca un’intesa di principio, consapevole però che potrebbe non bastare per disinnescare completamente il conflitto tariffario. “Quello a cui stiamo puntando è un accordo di principio sulla falsariga di quello chiuso tra Stati Uniti e Regno Unito” ha spiegato ieri Ursula von der Leyen. La Presidente della Commissione europea ha ribadito che Ue e Usa rappresentano “il volume commerciale più grande al mondo, 1,5 mila miliardi di euro”, un flusso troppo complesso per definire ogni dettaglio in soli 90 giorni, come richiesto dall’amministrazione americana. Eppure, “stiamo puntando al 9 luglio” come termine per un’intesa di massima, che però potrà poi essere perfezionata in un secondo momento.

Maros Sefcovic Commissario Europeo per il commercio e la sicurezza economica

Contemporaneamente il Commissario al Commercio Maros Sefcovic ieri era a Washington “per tenere i negoziati sul campo”, segno che l’Ue non intende temporeggiare. “Vogliamo una soluzione negoziata”, ha aggiunto von der Leyen,  ma, come sempre nelle trattative, non si sa mai quando si arriva a un risultato. “Allo stesso tempo ci stiamo preparando all’eventualità di un no, perché tutti gli strumenti sono sul tavolo per difendere i nostri interessi”.

“L’incertezza è il danno più immediato”

Giancarlo Giorgetti Ministro dell’Economia 

In Italia il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha colto al volo il tema dell’incertezza come “costo certo e immediato». Intervenuto all’assemblea dell’‘Unione italiana Vini’, è stato lapidario sul tema: “Chi capisce di economia sa che l’incertezza danneggia più di qualunque altra tariffa. Non sappiamo dove andrà a parare il negoziato, e più si prolunga, più aumentano i rischi per imprese e consumatori”. Giorgetti ha ricordato di aver auspicato fin dall’inizio “un compromesso rapido per mettere fine al clima di sospensione che grava sulle filiere”, ma ha riconosciuto allo stesso tempo che la complessità della partita rischia di far slittare la soluzione oltre la scadenza voluta da Washington.
Dalla Germania il Cancelliere Friedrich Merz ha rilanciato l’appello per un’intesa “rapida e semplice”, privilegiando pochi settori chiave a rischio: “Meglio un accordo veloce e snello che una lunga trattativa destinata a durare mesi”, il suo commento a cui ha aggiunto che ritardi eccessivi spingerebbero le imprese a spostare investimenti verso mercati più stabili, dalla Cina all’Asia emergente.

Opportunità di rincorsa tecnologica

Marcello Cattani Presidente Farmindustria 

Marcello Cattani, Presidente di Farmindustria, ha invitato a considerare il settore farmaceutico come un banco di prova dell’intesa transatlantica. “L’equazione ideale sarebbe ‘zero dazi a zero dazi perché la filiera tra Europa e Usa è fortemente interconnessa. Un’escalation tariffaria comporterebbe carenze di materie prime, aumento dei costi e ritardi nelle sperimentazioni. Ma, d’altra parte, la pressione innescata dal rischio dazi può diventare un volano per potenziare la ricerca europea e rendere il nostro mercato più competitivo”. Ma se le istituzioni comunitarie e federali cercano l’intesa, l’opposizione interna alza la voce. Chiara Appendino, Vicepresidente del Movimento 5 Stelle, in collegamento con ‘Omnibus’ (La7) ha attaccato duramente la linea del governo italiano: “Ci presentiamo a Washington in stato di sudditanza, vantando un presunto rapporto privilegiato con gli Usa che in realtà si traduce in obbedienza cieca. Le imprese italiane, già appesantite dall’accordo sul gas americano, dall’esenzione fiscale alle multinazionali e dal 5% del PIL speso in armi, non possono permettersi altri colpi: 20 miliardi di euro di dazi equivarrebbero a oltre 118 mila posti di lavoro persi”.

L’ex sindaco di Torino ha definito il negoziato “una Caporetto annunciata” e ha inviato l’esecutivo a cambiare rotta, concentrandosi su azioni concrete per il tessuto produttivo nazionale anziché “accettare passivamente condizioni dettate da Washington”.

“No a facili vittorie di Pirro”

Antonio Tajani Ministro degli Esteri 

Anche la Confederazione nazionale dell’artigianato ha messo in guardia dai dazi residui, osservando che “seppure inferiori al 50% inizialmente minacciato, i livelli prospettati restano significativi e hanno un impatto immediato su export, competitività delle Pmi e occupazione”. La nota della Cna ha sottolinea però che il negoziato ha già fatto passi avanti, e spinge per un obiettivo “zero dazi” o, in prospettiva, per un’area di libero scambio Ue-Usa. “Bruxelles dovrebbe sfruttare la sua forza (il 22 % del Pilmondiale) per ottenere condizioni favorevoli, e allo stesso tempo facilitare il commercio infra-europeo, oggi ostacolato da regole obsolete”. A margine dell’assemblea di Farmindustria, il Ministro degli Esteri e Vicepremier Antonio Tajani ha garantito che “si lavora per minimizzare il danno al settore, strategico per l’export italiano”. Secondo Tajani, “un dazio del 10 % è ragionevole, ma restiamo convinti che l’equazione migliore sia ‘zero a zero’. Il governo continuerà a dialogare con la Commissione e con gli Stati Uniti per evitare una guerra commerciale che non conviene a nessuno. L’incertezza non conviene né all’Europa né agli Usa”.

 

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