È necessario eliminare il divieto di utilizzo dell’urea, previsto dal 1° gennaio 2027, almeno fino alla costruzione di un quadro normativo chiaro sull’uso dei fertilizzanti organici (come il digestato da biogas) i quali, grazie al loro impiego sostenibile, possono contribuire a ridurre le emissioni inquinanti in agricoltura. È l’appello lanciato da Coldiretti in una lettera indirizzata al Ministero dell’Agricoltura, Sovranità Alimentare e Foreste, dopo l’incontro già tenutosi scorsa settimana con il Ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Pichetto Fratin, in merito alle misure contenute nel Piano d’azione per il miglioramento della qualità dell’aria. La limitazione dell’utilizzo di urea è particolarmente dannosa per gli operatori del settore – precisa Coldiretti – perché il divieto è stato introdotto senza una chiara analisi dell’impatto sulle emissioni. Inoltre, le buone pratiche agricole ne permettono l’uso senza dispersioni e garantendone un totale assorbimento nei cicli biologici di coltivazione.
L’impiego di fertilizzanti organici come il digestato può ridurre l’inquinamento, grazie a pratiche come l’iniezione nel suolo, la tracciabilità e i dosaggi mirati. Tuttavia, manca ancora un quadro normativo chiaro: il decreto è fermo in attesa di ulteriori valutazioni scientifiche.
Da qui la richiesta di Coldiretti di fissare quanto prima regole chiare e definite per tutti i fertilizzanti, prima di introdurre ogni forma di divieto o limitazione, che metterebbe a rischio la sostenibilità economica dell’agricoltura italiana.
Agricoltura italiana
Il settore agricolo – conclude Coldiretti – è da sempre impegnato nella riduzione delle emissioni inquinanti, contribuendo in modo forte e deciso al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione previsti dall’Unione Europea, per esempio attraverso lo sviluppo della filiera del biogas e del biometano, puntando sulle biomasse di origine agro-zootecnica.
Per questo motivo gli agricoltori devono essere tutelati e non devono subire misure dannose che andrebbero a compromettere investimenti già avviati per le produzioni sostenibili e la fertilità del suolo.