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STATI GENERALI SULLA CANNABIS, DROGA

Thailandia verso la ricriminalizzazione della cannabis: a rischio un’industria da un miliardo di dollari

giovedì, 26 Giugno 2025
1 minuto di lettura

A due anni dalla depenalizzazione della cannabis, la Thailandia si prepara a fare marcia indietro. Il governo del primo ministro Srettha Thavisin ha annunciato l’intenzione di riclassificare la marijuana come sostanza stupefacente, limitandone l’uso a fini medici. Una decisione che potrebbe scuotere un’industria in piena espansione, stimata in oltre 1,2 miliardi di dollari l’anno. La svolta arriva dopo mesi di dibattito politico e pressioni da parte di gruppi conservatori e religiosi, preoccupati per l’aumento del consumo ricreativo tra i giovani. Secondo un sondaggio del National Institute of Development Administration, oltre il 60% dei cittadini sarebbe favorevole alla ricriminalizzazione. Dal 2022, la Thailandia era diventata il primo Paese asiatico a legalizzare la cannabis, attirando investimenti milionari e aprendo oltre 12.000 dispensari in tutto il Paese. Il boom aveva trasformato Bangkok e Chiang Mai in mete turistiche per gli amanti della “green economy”, con oltre 60.000 posti di lavoro creati nel settore. Ma ora il governo intende vietare l’uso ricreativo, mantenendo solo quello medico e di ricerca. Il ministro della Sanità, Somsak Thepsuthin, ha proposto una nuova legge per regolamentare la produzione e la vendita, ma senza tornare alla piena proibizione. Tuttavia, il progetto è ancora in fase di consultazione pubblica e non ha fatto progressi significativi in Parlamento. Gli imprenditori del settore lanciano l’allarme: “Abbiamo investito milioni, ora rischiamo il fallimento”, denuncia il presidente dell’Associazione dei Dispensari di Cannabis. Anche le associazioni turistiche temono un contraccolpo, in un Paese che cerca ancora di riprendersi dal crollo del turismo post-pandemia. La Thailandia rischia così di diventare il primo Paese al mondo a decriminalizzare e poi ricriminalizzare la cannabis in meno di tre anni. Una retromarcia che potrebbe avere ripercussioni economiche, sociali e politiche ben oltre i confini del “Paese del sorriso”.

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