L’amministrazione Trump si prepara a un nuovo giro di vite nei confronti della Cina: secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, gli Stati Uniti sarebbero pronti a revocare le deroghe che consentono a colossi come Samsung, SK Hynix e TSMC di utilizzare tecnologia americana nei propri stabilimenti in Cina. La misura, ancora in fase di definizione, è stata comunicata informalmente alle principali aziende globali di semiconduttori da Jeffrey Kessler, responsabile dei controlli all’export presso il Dipartimento del Commercio. L’obiettivo è impedire che Pechino continui a beneficiare di know-how strategico per la produzione di chip, in un contesto di crescente rivalità tecnologica. Attualmente, le aziende asiatiche godono di licenze generali che permettono loro di esportare apparecchiature americane in Cina senza dover richiedere autorizzazioni specifiche. La revoca di queste deroghe rappresenterebbe un cambio di rotta significativo, con potenziali ripercussioni su tutta la filiera globale dei semiconduttori. La decisione arriva a poche settimane dalla fragile tregua commerciale siglata a Londra tra Washington e Pechino, che prevedeva l’impegno reciproco a non introdurre nuove restrizioni. Tuttavia, fonti della Casa Bianca sostengono che la mossa non rappresenti un’escalation, ma un tentativo di allineare i controlli statunitensi a quelli cinesi sulle terre rare. La Cina, da parte sua, potrebbe interpretare la misura come un tradimento dell’accordo e reagire con contromisure. Anche i rapporti con alleati come Corea del Sud e Taiwan rischiano di incrinarsi, dato che le loro aziende sarebbero le più colpite dal provvedimento. Secondo gli analisti, la stretta non porterà a una chiusura immediata degli impianti cinesi, ma potrebbe comprometterne l’efficienza nel medio termine, aggravando le tensioni in un settore già sotto pressione.

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