venerdì, 6 Giugno, 2025
Esteri

I colloqui a Istanbul durano un’ora: breve tregua, ma niente cessate il fuoco

Kiev: Mosca rifiuta il cessate il fuoco incondizionato. Zelensky: "Verso un nuovo scambio di prigionieri. Siamo pronti ai passi necessari per la pace". Starmer rafforza la linea antirussa

Ieri a Istanbul si è tenuto un nuovo, breve round di negoziati tra Russia e Ucraina. L’incontro, durato poco più di un’ora, ha portato a un’intesa parziale: le due delegazioni hanno concordato uno scambio di ostaggi, in gran parte giovani e militari feriti. Ma su altri fronti, in particolare sulla proposta ucraina di un cessate il fuoco immediato e incondizionato, Mosca ha opposto un secco rifiuto. Il colloquio si è svolto presso il Palazzo Ciragan, dove a mediare è stata ancora una volta la Turchia. A guidare la delegazione russa è stato Vladimir Medinsky, emissario diretto di Vladimir Putin; per l’Ucraina era presente il ministro della Difesa Rustem Umerov. Nessuna informazione ufficiale è stata diffusa sugli spostamenti della squadra ucraina, mentre la Russia aveva annunciato sede e data del negoziato già il 30 maggio. Alla vigilia dell’incontro, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva ribadito da Vilnius le sue richieste principali: cessate il fuoco immediato, liberazione degli ostaggi e rimpatrio dei bambini deportati. Temi che per Kiev restano imprescindibili per ogni trattativa futura, inclusa l’ipotesi, caldeggiata da Ankara, di un vertice trilaterale con Putin, Zelensky e Donald Trump. Proprio il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan aveva auspicato un possibile incontro ai massimi livelli, subordinandolo a un esito positivo del round negoziale di ieri. Ma il gelo russo sul cessate il fuoco rende improbabile, almeno per ora, un’accelerazione diplomatica.

Rubio e Tajani spingono per il dialogo, ma gli attacchi continuano

Nel frattempo, il segretario di Stato americano Marco Rubio, in una telefonata con il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov — avvenuta su richiesta di Mosca — ha ribadito l’appello dell’amministrazione Trump a continuare i colloqui diretti tra le due parti “per raggiungere una pace duratura”. I due hanno discusso anche del possibile prosieguo del dialogo a Istanbul, con l’obiettivo di trovare soluzioni politiche alla crisi. Sul piano europeo, il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha espresso un cauto ottimismo: “Speriamo si facciano passi avanti. Finché c’è guerra ci saranno attacchi e contrattacchi, ma noi dobbiamo lavorare per il cessate il fuoco”.

Droni e missili sull’Ucraina: il conflitto sul campo non si ferma

Sul fronte militare, la giornata di ieri è stata ancora una volta segnata da attacchi e recrudescenze. A Kharkiv, due missili russi sono caduti in una zona residenziale, ferendo sei persone, tra cui due bambini. Uno dei razzi è esploso a pochi metri da una scuola. La città di Nikopol ha subito un altro attacco: almeno tre i feriti, secondo il governatore regionale. È stata danneggiata anche una struttura sanitaria. La risposta di Kiev è stata affidata ai droni: secondo il ministero della Difesa russo, Mosca ha abbattuto nella notte ben 162 velivoli senza pilota. Tra le regioni colpite figurano Lipetsk, dove si registra un ferito, e altre zone sensibili come Kursk, Belgorod, Voronezh e perfino Ryazan e Tambov, più distanti dalla linea del fronte. Nonostante l’aria di dialogo che si respira nei palazzi diplomatici, la realtà sul terreno resta quella di un conflitto attivo, brutale, segnato da bombardamenti quotidiani e da uno stallo militare difficile da superare. La guerra dei droni, che ha accelerato negli ultimi giorni, è uno dei segnali che più preoccupa la diplomazia turca, timorosa che le trattative possano naufragare come quelle del marzo 2022, interrotte dopo i massacri di Bucha e Irpin.

Starmer: Kiev non è sconfitta

Il premier britannico Keir Starmer ha definito legittima l’incursione ucraina contro basi aeree russe, ribadendo il “diritto assoluto all’autodifesa” di Kiev e lodando il coraggio e la resistenza del popolo ucraino, che a suo dire “non è sconfitto” e dispone ormai di “una delle forze combattenti più temprate d’Europa“. Contestualmente, ha rafforzato la linea antirussa del Regno Unito annunciando una revisione della strategia militare orientata a contrastare la minaccia di Mosca: tra le misure previste, dodici nuovi sottomarini a propulsione nucleare, massicci investimenti in armamenti e la creazione di un comando specializzato per operazioni cibernetiche contro Russia e Cina.

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