Una economia capace di promuovere una: “gestione integrata e circolare del ciclo di vita dei prodotti tessili”. È l’obiettivo non facile ma diventato un elemento da affrontare per le imprese produttrici e per quelle commerciali. Una scelta che è stata discussa nel corso di un’audizione informale alla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati sulle tematiche concernenti “i regimi di responsabilità estesa del produttore nella gestione dei rifiuti nel settore tessile”.
Tessile e abbigliamento, strategici per l’economia
A spiegare i termini del confronto e di ciò che deve essere realizzato è stato Maurizio Grifoni, incaricato di Giunta per l’economia circolare e la solidarietà di Confcommercio,
“Il comparto tessile e dell’abbigliamento si conferma come uno dei motori strategici dell’economia italiana. Contribuisce in maniera decisiva alla produzione industriale, all’occupazione, alla distribuzione e alle esportazioni del Paese”.
Il regime di responsabilità
Il nodo è il ciclo di vita dei prodotti tessili, che ora prevede una responsabilità di più soggetti e organizzazioni, dalla produzione allo smaltimento. Passaggi non facili i cui costi organizzativi ricadranno sugli operatori del settore.
“Per questo”, ha osservato Grifoni, “l’introduzione del regime di responsabilità estesa del produttore si configura come un’importante leva normativa per promuovere una gestione integrata e circolare del ciclo di vita dei prodotti tessili“.
Negozi, nuove responsabilità
Se l’impegno dei negozi ci sarà dovranno esserci anche dei sostegni economici, a quanti poi organizzeranno nei loro esercizi dei punti di raccolta dei capi di abbigliamento usati. “In questo contesto“, ha rilevato l’incaricato di Giunta per l’economia circolare e la solidarietà di Confcommercio, “è necessario introdurre misure di sostegno a favore dei negozi di prossimità coinvolti nel nuovo sistema di raccolta dei rifiuti tessili post-consumo. Sebbene non siano considerati tra i principali attori della filiera, i punti vendita fisici saranno comunque chiamati a svolgere un ruolo attivo come luoghi di conferimento dei capi usati da parte dei consumatori. Una responsabilità che comporterà ricadute significative in termini di organizzazione, spazi e costi gestionali”.
Rischio distorsioni mercato
Tra le proposte avanzate da Confcommercio, spicca anche quella di un’esenzione esplicita del contributo ambientale per i prodotti a marchio ‘private label’, a condizione che il produttore terzo abbia già versato il contributo previsto. “Senza questa precisazione”, ha fatto presente Maurizio Grifoni, “si rischia una duplicazione del contributo per lo stesso articolo, con gravi distorsioni sul mercato”.
Cooperazione trasparente
C’è infine da sottolineare che la Confcommercio, pur sostenendo la logica del principio di responsabilità estesa del produttore (Epr) come leva fondamentale per una transizione ecologica del comparto, “richiama dunque l’attenzione su un’applicazione della normativa che sia realmente equa, sostenibile e inclusiva”. Secondo l’organizzazione, solo attraverso una cooperazione trasparente e costruttiva tra istituzioni, imprese e cittadini si potrà costruire una filiera tessile “davvero circolare, in grado di generare”, auspica la Confcommercio , “valore economico rispettando l’ambiente e i principi dell’economia circolare”.