giovedì, 29 Maggio, 2025
Attualità

Zuppi: “Due popoli e due Stati”. Von der Leyen: “Escalation Tel Aviv ingiustificabile”

Migliaia di sfollati ritirano cibo dalla Gaza Foundation

La Striscia di Gaza continua a essere teatro di devastazione e disperazione. Gli ultimi dieci giorni hanno visto lo sfollamento forzato di oltre 180.000 persone, secondo i dati forniti dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, che denuncia attacchi sistematici anche contro rifugi civili. Intanto, si moltiplicano gli appelli da parte della comunità internazionale, della Chiesa cattolica e di alcune cancellerie europee per un cessate il fuoco immediato e per la ripresa di un percorso politico verso la soluzione dei due Stati. Nonostante le pressioni crescenti, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ribadisce la linea dura. In un discorso pronunciato durante il “Giorno di Gerusalemme”, ha promesso che Israele riporterà indietro “tutti gli ostaggi, vivi o morti”. Solo ieri, le operazioni militari hanno provocato almeno 52 vittime. “Non ci arrenderemo. Se non oggi, domani. E se non domani, dopodomani”, ha dichiarato Netanyahu, sottolineando che la restituzione degli ostaggi è una priorità che guida l’azione israeliana giorno e notte. Parallelamente, la Gaza Humanitarian Foundation (GHF) ha finalmente avviato la distribuzione degli aiuti: camion con cibo e beni di prima necessità sono arrivati in zone a ovest di Rafah e nell’area di Morag. Migliaia di sfollati hanno ricevuto pacchi contenenti pasta, olio, farina, tè, riso e biscotti. L’iniziativa ha suscitato speranza, ma anche polemiche: il direttore della fondazione si è dimesso denunciando “gravi violazioni umanitarie”.

Condanne dalla Chiesa

A chiedere un’immediata sospensione dei bombardamenti è stato anche il Vaticano. Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della CEI, ha invocato l’ingresso libero degli aiuti e ha ribadito la necessità di un dialogo per la creazione di “due popoli, due Stati”. Sulla stessa linea, il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede: “Ciò che sta accadendo a Gaza è inaccettabile. Il diritto umanitario internazionale deve valere sempre e per tutti. Basta bombe”. Parolin ha inoltre chiesto la liberazione immediata degli ostaggi detenuti da Hamas.

Europa, cresce la condanna a Israele

Se le dichiarazioni del Vaticano sono nette, l’Europa appare ancora divisa. Tuttavia, si moltiplicano le voci critiche nei confronti dell’offensiva israeliana. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz, pur ribadendo che Israele rappresenta una “ragion di Stato” per la Germania, ha affermato: “Siamo sconvolti dalla sofferenza della popolazione civile. Le attuali azioni di Israele non sembrano necessarie alla sua difesa”. Ancora più dura la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che ha definito “abominevole” l’attacco a una scuola-rifugio a Gaza, in cui sono rimasti uccisi anche diversi bambini. Le sue parole arrivano a margine di una telefonata con re Abdullah II di Giordania, durante la quale è stato espresso profondo allarme per la situazione umanitaria nella Striscia.

Trump e Netanyahu, disaccordo sull’Iran

Sul piano geopolitico, si registra una crescente tensione anche tra gli storici alleati Trump e Netanyahu. Secondo quanto riportato dall’emittente israeliana Channel 12, i due leader avrebbero avuto una telefonata “tesa” in cui il presidente statunitense ha espresso la volontà di cercare una soluzione diplomatica con Teheran. “Credo nella mia capacità di fare un buon affare”, avrebbe detto Trump, smentendo così le narrazioni ufficiali su una posizione comune contro il programma nucleare iraniano. Intanto, la magistratura israeliana lancia un nuovo allarme: la procuratrice generale Gali Baharav-Miara ha dichiarato “non valida” la nomina del nuovo capo dello Shin Bet, il generale David Zini, in quanto Netanyahu si troverebbe in una condizione di grave conflitto d’interessi. La decisione, si legge nella nota, “dovrà essere rifatta da capo”.

Missile Houthi su Tel Aviv

Come se non bastasse il caos a Gaza, le tensioni si sono allargate anche ad altri fronti. Le milizie Houthi yemenite hanno rivendicato il lancio di due missili balistici contro la regione di Giaffa: uno di questi, un missile ipersonico chiamato Palestine 2, avrebbe avuto come obiettivo l’aeroporto di Tel Aviv. Il secondo, denominato Dhu al-Fiqar, avrebbe colpito un “sito vitale nemico” nella stessa area. L’attacco è stato descritto come una ritorsione per le azioni israeliane a Gaza e per l’ingresso di cittadini israeliani nella moschea di al-Aqsa.

L’informazione sotto attacco

Nel frattempo, il direttivo dell’Associazione Stampa Romana ha diffuso un duro comunicato, approvato all’unanimità, in cui si afferma che “raccontare l’orrore di Gaza è un dovere per ogni giornalista”. Il sindacato denuncia la mancanza di una testimonianza diretta nei media italiani e internazionali, aggravata dall’uccisione di centinaia di giornalisti palestinesi e dal divieto di accesso imposto ai cronisti indipendenti. “Tacere o giustificare è una macchia per chi fa informazione”, si legge nel documento, che preannuncia ulteriori mobilitazioni per una copertura mediatica più trasparente e onesta della guerra in Palestina.

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