sabato, 21 Dicembre, 2024
Economia

Parla Antonio Rinaldi (Lega): “Scappano dal Mes. Per noi è una trappola”

Spagna, Portogallo, Grecia, e nelle ultime ore anche la Francia, hanno annunciato pubblicamente la loro intenzione di non ricorrere ai finanziamenti del Meccanismo europeo di Stabilità (Mes). I governi dei rispettivi Paesi sono dell’idea che non ci siano le condizioni per ricorrere alla nuova linea di credito messa a punto dal Fondo Salva-Stati, nonostante l’accordo raggiunto in sede europea su un prestito massimo del 2% del Pil da impiegare solo per le spese sanitarie dirette o indirette per il coronavirus, con una sospensione temporanea, ma non regolata giuridicamente, delle condizionalità per i Paesi che ne richiedono l’attivazione. Una notizia che a quanto pare non farà che acuire ancora di più il dibattito già molto teso all’interno della maggioranza, con il Pd che è favorevole ad usufruire di quei fondi e il Movimento 5Stelle nettamente contrario. Sulla vicenda è intervenuto l’europarlamentare della Lega ed economista Antonio Maria Rinaldi. Anche la Lega è contraria al Mes diversamente da Forza Italia.

Spagna, Portogallo e Grecia chiudono le porte al Mes. Anche Parigi si è allineata. Che significa questo?
“Le cose sono due: o i governanti di questi Paesi sono dei completi sprovveduti al punto di non approfittare di questo grande regalo concepito fra Bruxelles e Strasburgo, oppure gli sprovveduti siamo noi pronti ad accettare condizionalità che evidentemente non sono così vantaggiose come vorrebbero far credere”.

Il fatto che Spagna, Grecia e Portogallo abbiano già sperimentato il Mes in passato vuol dire qualcosa?
“Certo. A credere ai vantaggi del Mes sono rimasti soltanto Conte, Gualtieri e tutto il governo grillino-dem. La verità purtroppo è ben diversa. Il Mes è un meccanismo trappola, come si evince chiaramente dal memorandum dell’Eurogruppo dell’otto maggio scorso. In esso è scritto chiaramente che le condizionalità previste dall’Early Warning System rimarranno tutte. Il paradosso è che Conte nei giorni scorsi ha ripetuto più volte che noi italiani abbiamo appoggiato il Mes perché a volerlo era la Spagna. L’Early Warning System consente ad una sorta di mini-troika composta da Bce e Commissione europea, orfana nell’occasione del Fondo Monetario, di verificare la sostenibilità dei conti per poter rimborsare il debito contratto. E dopo due anni gli apparenti vantaggi saranno ricompensati dalle condizionalità che comunque si abbatteranno come una mannaia sul nostro Paese. Si parla infatti di sospensione temporanea e non di abolizione delle condizioni”.

Quindi alla fine l’Italia rischia di restare sola anche fra tutti i Paesi dell’area mediterranea?
“Non solo, c’è pure la beffa nella beffa, perché negli ultimi anni per dar seguito alle politiche di austerity che ci hanno imposto in Europa abbiamo operato tagli per 37 miliardi nel settore sanitario. Adesso con il Mes ne dovremo richiedere 36 per rimettere in piedi il sistema sanitario che ci hanno costretto a distruggere. In pratica, prima ci hanno obbligato a tagliare e adesso ci prestano i soldi per ricostruire il tutto. Agli europeisti più convinti poi continua a sfuggire che nei trattati c’è scritto chiaramente che nessun Paese deve assumersi gli impegni finanziari degli altri. Tutti gli strumenti possibili nell’ambito dei trattati e dei regolamenti europei, prevedono esclusivamente forme di prestito sottoposte a condizionalità. Dell’enorme potenza di fuoco messa in campo dall’Unione europea l’unico strumento attualmente utilizzabile è soltanto il Mes”.

Anche alla luce della sentenza della Corte costituzionale tedesca che ha messo in discussione la legittimità della procedura di acquisto dei titoli di Stato da parte della Bce (Quantitative easing) per garantire la stabilità dell’eurozona?
“Quella è una spada di Damocle che potrà avere delle conseguenze devastanti sulla coesione monetaria. Tenga conto poi che il tanto decantato Recovery Fund esiste soltanto sulla carta. Secondo quanto ha dichiarato la vicepresidente della Commissione europea Vera Jourova sarà un traguardo ambizioso se vedrà la luce il primo gennaio del 2021. Della serie, campa cavallo che l’erba cresce. Ci sono molte idee ma tutte confuse. Resta da chiarire se gli aiuti del Recovery Fund saranno elargiti sotto forma di prestiti o sarà prevista anche una quota a fondo perduto. Ma poi, come sarà finanziato questo fondo straordinario per la ripresa? Con il bilancio europeo fermo all’1,07% che nessun Paese dopo l’uscita del Regno Unito intende aumentare? Stando alle indiscrezioni di stampa l’intenzione sarebbe quella di aumentarlo fino al 2%. Questo significa che l’Italia dovrebbe versare almeno sei miliardi nel bilancio europeo. Insomma, invece di creare dei meccanismi da cui prendere soldi, rischiamo di doverne versare altri per costruirne di nuovi”. (Lo_Speciale)

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