Le elezioni generali in Portogallo hanno confermato la vittoria dell’Alleanza Democratica (AD), la coalizione di centro-destra guidata dal primo ministro Luís Montenegro, che ha ottenuto il 32,72% dei voti e 89 seggi nell’Assemblea legislativa. Tuttavia, questo risultato non garantisce una maggioranza assoluta, lasciando il governo in una posizione di relativa instabilità. Sorprendente è stata la crescita del partito di estrema destra Chega, che ha raggiunto il 22,56% dei consensi, conquistando 58 seggi e avvicinandosi pericolosamente al Partito Socialista (PS), fermo al 23,38% con lo stesso numero di seggi. Il leader di Chega, André Ventura, ha definito il risultato un momento storico, affermando: “Abbiamo ucciso il bipartitismo in Portogallo”, sottolineando la fine della tradizionale alternanza tra socialisti e conservatori. Il leader socialista Pedro Nuno Santos ha annunciato le sue dimissioni, dopo aver guidato il partito alla peggior sconfitta dal 1987. La sinistra tradizionale ha perso terreno, mentre anche i partiti minori hanno registrato progressi significativi: l’Iniciativa Liberal ha ottenuto il 5,5% e 9 seggi, mentre il partito progressista Livre ha conquistato 6 seggi con il 4,2%. Montenegro ha dichiarato di aver ricevuto un mandato chiaro per governare, ma ha escluso qualsiasi alleanza con Chega, complicando la formazione di un governo stabile. Con i voti degli elettori all’estero ancora da conteggiare, resta da vedere se Chega riuscirà a superare i socialisti e diventare la principale forza di opposizione. Il Portogallo affronta ora una nuova fase politica, caratterizzata da un panorama più frammentato e da un’estrema destra in forte ascesa. La sfida per Montenegro sarà garantire stabilità senza dover scendere a compromessi con forze politiche radicali.