La Germania ha implementato una nuova politica di controllo alle frontiere, respingendo i primi richiedenti asilo in conformità con le recenti direttive governative. Il ministro dell’Interno, Alexander Dobrindt, ha annunciato che le forze di polizia di frontiera sono ora autorizzate a negare l’ingresso anche a chi intenda presentare domanda di asilo. Il governo guidato dal cancelliere Friedrich Merz ha adottato questa misura come parte di un approccio più rigoroso per affrontare l’aumento dei flussi migratori e contenere l’avanzata dell’estrema destra. Per implementare la nuova politica, sono stati dispiegati 3.000 agenti di polizia aggiuntivi ai confini, raddoppiando le risorse già in uso per i controlli. L’obiettivo, secondo il governo, è potenziare le verifiche per limitare l’immigrazione irregolare. Alcuni esponenti della SPD hanno espresso dubbi sulla conformità della nuova politica al diritto dell’Unione Europea. Il cancelliere Merz ha replicato che, in base al regolamento di Dublino, la richiesta di asilo deve essere presentata nel primo paese di arrivo, sottolineando che la Germania non è un paese di primo ingresso per i migranti. Il premier polacco Donald Tusk ha avvertito che, se Berlino intensificherà i controlli alla frontiera con la Polonia, anche Varsavia potrebbe adottare misure simili, rischiando di compromettere la libera circolazione nell’area Schengen. Mentre il governo tedesco giustifica questa decisione come necessaria per garantire la sicurezza nazionale, le organizzazioni per i diritti umani temono che la nuova politica possa compromettere il diritto d’asilo e peggiorare le condizioni per i migranti in fuga da guerre e persecuzioni. Resta da vedere se Berlino continuerà a seguire questa linea dura o se le crescenti pressioni interne ed europee porteranno a un ripensamento delle politiche attuali.
