“La libertà ha un prezzo, e l’Italia è pronta a pagarlo per restare padrona del proprio destino”. Con queste parole Giorgia Meloni ha concluso un articolato intervento al Senato durante il question time di ieri, trasformato per l’occasione in un autentico ‘premier time’ a tutto campo. Difesa, economia, lavoro, giustizia, politica estera, energia, migranti: nessun tema è rimasto escluso dall’agenda illustrata del Presidente del Consiglio, che ha rivendicato con orgoglio i risultati dell’esecutivo e rilanciato i prossimi obiettivi strategici. Tra i temi centrali, quello della spesa per la difesa, destinata, secondo quanto annunciato, a raggiungere nel 2025 il target del 2% del Pil, come previsto dagli impegni assunti con la Nato nel vertice di Washington del 2014. “Finalmente l’Italia onorerà un obiettivo condiviso da tutti i governi, senza distinzione politica. E lo faremo con coerenza, senza intaccare i fondi di coesione, che abbiamo anzi contribuito a tutelare in sede europea”.
Un investimento, secondo il Premier, che non va letto come una scelta bellicista, ma come un passo essenziale verso un concetto moderno di sicurezza: “Senza difesa non c’è sicurezza, e senza sicurezza non c’è libertà. Le minacce ibride e la competizione globale impongono capacità autonome all’Europa e all’Italia”.
“Spread dimezzato, rating migliorato”
Meloni ha voluto rimarcare la tenuta economica del Paese, definendola “una smentita netta alle cassandre che annunciavano il disastro se il Centrodestra fosse salito al governo”. Ha citato il recente innalzamento del rating da parte di Standard & Poor’s(“non accadeva dal 2017”) e lo spread “più che dimezzato rispetto al giorno del nostro insediamento”. “Un differenziale più basso, “ha spiegato, “significa meno interessi sul debito e più risorse da destinare a sanità, scuola, sostegno ai redditi bassi. L’Ufficio parlamentare di bilancio ha stimato un risparmio di 10,5 miliardi nel biennio 2025-2026”.
Grande attenzione è stata dedicata al mondo del lavoro, con il Primo Ministro che ha annunciato un confronto con i sindacati sulla sicurezza. “Abbiamo introdotto la patente a crediti per le imprese, assunto nuovo personale ispettivo e stanziato risorse per chi investe in prevenzione. Insieme all’Inail, abbiamo recuperato 650 milioni di euro aggiuntivi. Ma non basta: la strage quotidiana nei luoghi di lavoro è una vergogna che l’Italia non può più tollerare”.
Giustizia e riforme
La riforma del premierato è tornata al centro del dibattito. “La considero la madre di tutte le riforme e andremo avanti con determinazione, così come sulla giustizia. Vogliamo uno Stato più efficiente, più vicino ai cittadini, e più stabile nei suoi assetti”. A sorpresa Meloni si è detta favorevole anche all’introduzione delle preferenze nella legge elettorale, rilanciando un dibattito spesso divisivo nel panorama politico.
Meloni ha poi difeso l’introduzione del femminicidio come reato autonomo, spiegando che si tratta di una misura necessaria per riconoscere la specificità della violenza di genere. “Troppe donne vengono uccise solo perché sono donne. Tipizzare il femminicidio come atto di odio o discriminazione significa cambiare prospettiva, riconoscere il fenomeno, affrontarlo culturalmente oltre che penalmente”.
Energia e migranti
Ampio spazio anche all’energia. Meloni ha ribadito la linea sulla diversificazione delle fonti per ridurre la dipendenza dalla Russia, citando il gas proveniente dal Nord Africa, dal Caucaso e dagli Stati Uniti. “Ma serve anche una battaglia comune in Europa sul disaccoppiamento del prezzo del gas da quello dell’elettricità. Se su questo tema vogliamo lavorare insieme, io sono disponibile dinanzi al Paese intero. Costruiamo un fronte italiano”.
Meloni ha poi difeso con forza il protocollo sull’immigrazione siglato con l’Albania, confermando che il progetto proseguirà come previsto. “La Commissione europea ci ha dato ragione, proponendo di anticipare l’entrata in vigore del nuovo Patto su migrazione e asilo e inserendo nella lista dei Paesi sicuri molte delle nazioni di origine di migranti respinti dalla nostra giustizia. Questo dimostra che non eravamo nel torto”.
Politica estera
Sul fronte internazionale, Meloni ha rivendicato la centralità dell’Italia nella crisi ucraina e nel contesto G7. “Non ci siamo mai isolati, anzi abbiamo rilanciato la nostra politica estera con identità chiara e protagonismo. Oggi, da Paese presidente del G7, lavoriamo per un Occidente unito, dialogante, ma fermo nei suoi valori”. Sull’Ucraina, il Presidente del Consiglio ha ribadito il sostegno “a una pace giusta, che non può prescindere dalla sicurezza di Kiev”. E ha lanciato un appello alla Russia: “Se vuole la pace, lo dimostri concretamente. L’Ucraina lo ha già fatto”.
Tra gli annunci, anche una missione nell’Indo-Pacifico “molto ampia”, che dovrebbe segnare una nuova fase nei rapporti con la Cina. “Abbiamo rilanciato il dialogo su basi nuove, più equilibrate, e vogliamo rafforzare la nostra proiezione in un’area sempre più strategica”.
Attenzione anche alle tensioni internazionali: “Seguiamo con preoccupazione gli sviluppi tra India e Pakistan. Siamo pronti a riferire in Aula”.
Infine, in risposta a Carlo Calenda, il Premier ha ricordato l’importanza strategica del Mediterraneo: “La Nato deve guardare anche a sud. Il fianco meridionale è esposto a minacce ibride, instabilità, flussi migratori e terrorismo. Non possiamo più ignorarlo”.