sabato, 19 Aprile, 2025
Esteri

Hamas rifiuta accordo, Israele blocca gli aiuti. Nucleare, sabato a Roma confermati negoziati Usa-Iran

Wsj: le forze israeliane controllano il 30% della Striscia. Membri di Hamas arrestati in Libano

Mentre la crisi umanitaria della Striscia si aggrava, l’Idf rafforza il proprio controllo militare in diverse aree dell’enclave. In seguito al rifiuto da parte di Hamas della nuova proposta israeliana di un cessate il fuoco di sei settimane, durante le quali dovrebbero essere rilasciati dieci ostaggi vivi e 16 ostaggi morti, Israele ha annunciato che continuerà il blocco totale degli aiuti umanitari. Secondo quanto dichiarato dal ministro della Difesa Israel Katz, la misura serve a favorire la liberazione degli ostaggi ancora detenuti da Hamas e a impedire che l’organizzazione islamista gestisca e strumentalizzi la distribuzione degli aiuti. “Israele non permetterà più che Hamas rafforzi il proprio potere attraverso il controllo della popolazione civile”, ha dichiarato Katz, precisando che verrà presto istituita un’infrastruttura per la distribuzione indipendente, attraverso organizzazioni civili. Tale decisione si inserisce in un contesto militare sempre più consolidato: secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, l’esercito israeliano ha esteso il proprio controllo a oltre il 30% della Striscia di Gaza, in particolare nella zona meridionale, dove è stato creato un corridoio di sicurezza che comprende anche la città di Rafah, al confine con l’Egitto. L’Idf pianifica inoltre l’espansione delle cosiddette “zone di sicurezza” anche nel nord dell’enclave. L’impatto sulla popolazione civile è drammatico. Medici Senza Frontiere ha denunciato il blocco sistematico degli aiuti e ha descritto Gaza come “una fossa comune per palestinesi e per chi cerca di aiutarli”. In particolare, un attacco ha colpito il Kuwaiti Field Hospital a Khan Younis, ferendo almeno dieci persone, inclusi membri del personale medico. Secondo l’OMS, solo 21 dei 36 ospedali presenti nella Striscia risultano ancora parzialmente operativi, con quasi tutte le strutture danneggiate o bombardate

Israele resta anche in Siria e Libano

Israel Katz ha inoltre ribadito che la permanenza dell’esercito israeliano non sarà temporanea: “Non lasceremo le aree conquistate, a Gaza come in Libano e in Siria. L’esercito resterà per garantire un cuscinetto permanente tra i nostri cittadini e il nemico”. Nel frattempo, le operazioni militari proseguono. L’esercito israeliano e lo Shin Bet hanno annunciato l’uccisione, in un’operazione a Gaza City, di Mahmoud Ibrahim Hassan Abu Hasira, braccio destro del comandante della Brigata Gaza di Hamas, ritenuto coinvolto in un attacco del 2014 costato la vita a cinque soldati israeliani nei pressi di Nahal Oz.

Colpito Hezbollah

Nel sud del Libano, l’Idf ha colpito infrastrutture appartenenti a Hezbollah, accusando il gruppo sciita di usare strutture civili come copertura militare. Parallelamente, il presidente libanese Joseph Aoun ha delineato un ambizioso piano per riportare tutte le armi presenti nel Paese sotto il controllo esclusivo dello Stato entro il 2025. Il disarmo di Hezbollah, secondo Aoun, sarà perseguito attraverso un dialogo diretto con il movimento, “senza innescare una guerra civile”. Sempre in Libano, alcuni media arabi riferiscono dell’arresto di membri di Hamas nei campi profughi di Ain al-Hilweh e Nahr al-Bared, da parte dell’esercito libanese.

Abbattuto drone che contrabbandava armi

Sul fronte della sicurezza, Israele ha dichiarato di aver abbattuto un drone che trasportava armi dal territorio egiziano. Nell’operazione sono state sequestrate quattro armi da fuoco e munizioni. Secondo fonti militari, si tratterebbe dell’ennesimo tentativo di contrabbando attraverso l’uso di droni, un fenomeno in crescita e già contrastato in più occasioni nei mesi scorsi.

Vertice Usa-Iran a Roma

Intanto, sul piano diplomatico, Roma si prepara ad accogliere sabato prossimo un nuovo round di colloqui indiretti tra Stati Uniti e Iran, con la mediazione dell’Oman. Dopo il primo incontro svoltosi il 12 aprile a Mascate, il dialogo sul nucleare iraniano prosegue in un clima teso. Teheran ha già fatto sapere che l’arricchimento dell’uranio non sarà oggetto di discussione: “Non è negoziabile”, ha affermato il ministro degli Esteri Abbas Araghchi, respingendo le pressioni americane. A rappresentare Washington sarà Steve Witkoff, l’inviato speciale per il Medio Oriente scelto da Donald Trump. La stessa figura di Witkoff è centrale anche nelle trattative sul fronte israelo-palestinese. Katz ha infatti fatto riferimento al ruolo dell’inviato americano come mediatore in un possibile accordo che includa la liberazione degli ostaggi e un nuovo assetto per Gaza nel lungo periodo. Ma mentre si moltiplicano i segnali di un consolidamento militare sul campo, le prospettive politiche restano appese a un filo.

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