L’allarme sui dazi non riguarda solo l’export ma anche il turismo. È la puntualizzazione che arriva dalla Confesercenti che elenca le difficoltà e propone provvedimenti. Per la Confederazione i visitatori americani valgono 6,5 miliardi di euro l’anno, mentre la presidente Patrizia De Luise indica alcune scelte da mettere a punto: “Confermare sostegni a famiglie e PMI di commercio, turismo e servizi. Basta esitazioni su web tax: ogni anno circa 8 miliardi di profitti delocalizzati all’estero dalle piattaforme online internazionali”.
L’impatto sui turisti Usa
“Il terremoto dazi non coinvolge solo le esportazioni. La guerra commerciale tra Usa e Ue rischia di avere un impatto anche sul mercato interno, riducendo di circa 11,9 miliardi di euro in due anni la crescita dei consumi delle famiglie”, osserva la Confesercenti con CER, che ha rappresentato le difficoltà durante l’incontro a Palazzo Chigi tra il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e i presidenti delle associazioni di imprese. “A pesare l’effetto di sistema della guerra commerciale”, spiega la Confesercenti, “La strategia dell’Amministrazione USA ha invertito le aspettative di mercato: si punta su una stagflazione dell’economia statunitense, che avrebbe sull’Italia un impatto negativo diretto aggiuntivo rispetto a quello dei dazi”.
Il Pil vicino lo zero
Alla luce dell’attuale scenario, secondo la Confederazione infatti, pur se suscettibile di imprevedibili evoluzioni, si prospetta per quest’anno una variazione del PIL vicina allo zero. “Un elemento di preoccupazione è anche la caduta dei mercati azionari, le cui dimensioni rendono improbabile un’inversione di tendenza nel breve periodo.
Viste queste considerazioni, rispetto alle stime precedenti ai dazi”.
Turisti Usa
Confesercenti calcola per i consumi delle famiglie una minore crescita dei consumi di 2,1 miliardi nel 2025 e di 9,8 miliardi nel 2026, per un totale di 11,9 miliardi. Rischi esistono anche sul fronte del turismo: i visitatori dagli Stati Uniti sono relativamente pochi (4,8% del totale) ma sono alto-spendenti, e portano in media 6,5 miliardi di euro l’anno di spesa sul territorio.
Sostenere il potere di acquisto
“È importante intervenire a sostegno della filiera dell’export, ma senza dimenticare consumi e mercato interno”, spiega Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti, “fondamentale per le piccole e medie imprese di commercio, turismo e servizi. Occorre lanciare un messaggio chiaro: l’arrivo dei dazi non deve interrompere il già troppo lento percorso di recupero del potere d’acquisto, e quindi della spesa delle famiglie, avviato negli ultimi anni”.
Incentivare i consumi
“In un mondo in cui si affermano nuove istanze protezionistiche a svantaggio delle esportazioni, i consumi sono un motore fondamentale per la crescita della nostra economia”, fa presente De Luise, “Dopo il Covid, invece, la quota di questi sul Pil si è ridotta di quasi tre punti (dal 58,4% al 55,6%): una tendenza che andrebbe urgentemente invertita. Se da un lato è opportuno ‘trattare’ condizioni migliori per le esportazioni – sempre in sintonia con i nostri partner UE – allo stesso tempo dobbiamo lavorare per una strategia efficace di rilancio della domanda interna, confermando e ampliando gli attuali sostegni al reddito e contro il caro-energia, da cui molte piccole imprese dei servizi sono attualmente escluse. Le risorse possono venire anche da una nuova web tax”, osserva la presidente di Confesercenti, “un intervento necessario per riequilibrare la concorrenza tra colossi online e imprese del territorio. Una misura su cui – visto il mutato quadro dei rapporti commerciali USA-UE – non ha più senso esitare: sarebbe un efficace strumento di tutela per l’economia reale, soprattutto per il commercio di prossimità, che subisce sempre più una concorrenza fiscale sleale da parte dei giganti online: allo stato attuale, secondo le nostre stime”, conclude De Luise, “circa 8 miliardi di euro l’anno di profitti dalle vendite online vengono delocalizzati dalle piattaforme internazionali, sfuggendo così di fatto all’erario italiano”.