giovedì, 19 Dicembre, 2024
Il Cittadino

L’incertezza del diritto

Ho cercato in ogni modo, pensando all’argomento da trattare questa settimana, di trovare un tema che non avesse connessione con la giustizia.

Avevo creduto di trovarlo nell’esternazione del mio fortissimo desiderio di tornare ad avere contatto fisico con la gente, di essere una cellula di un organismo più grande a contatto continuo con milioni di altre cellule, senza paura. Sono andato a rileggermi, anche per onorarne la sua recente scomparsa, la descrizione della festa di Santa Rosalia a Palermo, fatta da Arbasino nel suo meraviglioso “Specchio delle mie brame”: avvertendo così l’energia e le pulsioni di quella folla eccitata dalla festa e dal fervore religioso, uomini e donne stretti uno all’altro, il confondersi di fluidi corporali, il sudore col suo odore acre.

A questo punto, però, mi sono fermato, stabilendo di non potere andare oltre sul tema.

Un po’ il timore di apparire come un sovversivo (non lo sono anche se, confesso, ho in me una punta di anarchia), proprio nel momento in cui tutti veniamo indotti ad uniformarci. O proprio nel momento in cui, conformisticamente, tutti i media celebravano l’indignazione del Sindaco Sala, per il numero di persone accorse sui Navigli: «come? Vi dò il permesso di uscire [grazie della magnanimità, Sindaco! così come siamo grati per i  “consensi” del Presidente Conte] e tutti uscite? Ma allora non avete capito niente!».

Ecco, proprio il paternalismo, la mancanza di fiducia e di rispetto nelle proprie leggi, che lo Stato manifesta ogni giorno ed in ogni momento, a dimostrazione evidente della sua stessa avvilente incapacità e della sua assoluta mancanza di autorevolezza, mi hanno riportato al tema del diritto, nel Paese in cui l’unica certezza del diritto è data dalla mancanza di diritti certi.

Dove in sostanza lo Stato ci dice: “Siete liberi di uscire, ma non è un vostro diritto, se non lo esercitate come penso io, che il diritto vi consento. E siccome non so spiegarvi con chiarezza cosa si possa fare e cosa no – ma non è colpa mia, ma dei 753 scienziati che ho assunto e che non mi sanno dare una indicazione chiara – ecco che Vi invito, prima di uscire, di leggervi i 753 provvedimenti normativi e amministrativi emanati nell’emergenza coronavirus, oltre ai provvedimenti di ciascuno dei sindaci dei 7904 Comuni d’Italia e, possibilmente, le migliaia di circolari degli enti competenti; e di uniformare a tutto ciò i vostri comportamenti” (con l’avvertenza che il numero 753 riferito agli scienziati è indicativo, mentre quello riferito a leggi e  decreti è verificato).

Così che è evidente come questo paternalismo senza autorevolezza e direi anche senza cultura, sfocia nell’unico rimedio che il potere non autorevole ha: non un modello ordinato di vita, con regole prestabilite e limiti certi, ma una generale confusione, comportamenti contraddittori dell’Autorità, sensazione continua del cittadino di non essere in regola e di non potere mai reclamare un proprio diritto, senza ricorrere ad una denuncia al giudice: provatevi a convincere un qualsiasi funzionario, anche il più modesto usciere, che ottenere una certa prestazione sia un Vostro diritto al quale corrisponde un suo dovere. Poi parliamone.

Ma così è a qualsiasi livello.

Ne è riprova l’infelice storia dei carcerati durante l’epidemia ed il grottesco tentativo del Ministro Bonafede di annullare decisioni assunte dal Tribunale di Sorveglianza, all’esito di un processo regolare, col contraddittorio tra parte istante e pubblico ministero. Ed in applicazione delle leggi: come giustamente ha notato la Presidente dei Magistrati di Sorveglianza, risentita dalla “sconfessione” da parte della politica.

È dimostrato così quanto abbiamo detto: anche il carcerato ha diritto alla salute, persino il mafioso: giudice applica, quindi, questa legge. Ma attento, giudice: lo Stato, il tuo stesso Ministro Guardasigilli, è pronto a delegittimarti non per una irregolarità commessa nell’esercizio delle tue funzioni, ma perché la decisione assunta è scomoda al potere.

Perché nel nostro apparente Stato di Diritto l’unica certezza che si ha e che ci mantiene sudditi, lo ripetiamo, è data proprio dalla certezza che non è certo alcun nostro diritto.

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