Con una fecondità scesa a 1,18 figli per donna, l’Italia tocca nel 2024 il minimo storico mai registrato, superando il precedente record negativo di 1,19 del 1995. A fronte di sole 370mila nascite, in calo del 2,6% rispetto all’anno precedente, l’Istat restituisce un quadro demografico complesso e preoccupante, in cui il saldo naturale (nati meno morti) resta fortemente negativo (-281mila) e la popolazione residente, al 1° gennaio 2025, scende a 58,9 milioni di abitanti, 37mila in meno in un anno. Nonostante un aumento dell’aspettativa di vita, che torna ai livelli pre-pandemici e tocca gli 83,4 anni, il nostro Paese continua a perdere popolazione e si confronta con uno squilibrio crescente tra anziani e giovani, famiglie sempre più ristrette, un’ondata di emigrazione di cittadini italiani e un contestuale aumento degli ingressi e delle cittadinanze concesse a stranieri.
Nel 2024 il tasso di natalità si attesta al 6,3 per mille, e la fecondità, ovvero il numero medio di figli per donna, scivola a 1,18, segnando un nuovo minimo storico. Un confronto con il 1995 è eloquente: allora, con una fecondità solo leggermente superiore (1,19), vennero al mondo 526mila bambini, oggi sono 156mila in meno.
Mamme sempre più tardi
Cresce intanto l’età media al parto, 32,6 anni (+0,1 rispetto al 2023), a dimostrazione del fatto che le scelte genitoriali vengono sempre più posticipate. Le regioni con la fecondità più alta restano il Trentino-Alto Adige (1,39 figli per donna), Sicilia (1,27) e Campania (1,26), mentre la Sardegna si conferma la regione con meno figli: appena 0,91 figli per donna, ben al di sotto della soglia di sostituzione (2,1).
La trasformazione del tessuto familiare è radicale. Le famiglie in Italia sono oggi oltre 26 milioni, ma sempre più piccole: la dimensione media è passata da 2,6 componenti di inizio anni Duemila a 2,2 nel biennio 2023-2024. Aumentano in particolare le famiglie unipersonali, che rappresentano il 36,2% del totale, contro il 25,5% di vent’anni fa.
Coppie con figli (oggi il 29,2%) e matrimoni in calo (173mila nel 2024, -11mila sul 2023) testimoniano un’Italia dove i progetti familiari tradizionali sono in forte ripensamento. I matrimoni religiosi diminuiscono sensibilmente, così come quelli civili. Il tasso di nuzialità scende al 2,9 per mille (dal 3,1), con un calo più marcato nel Mezzogiorno.
Popolazione sempre più anziana
L’Italia invecchia: l’età media della popolazione è 46,8 anni, in aumento di tre mesi rispetto al 2023. Gli over 65 rappresentano il 24,7% della popolazione (14,5 milioni), mentre la fascia d’età 0-14 anni è ferma all’11,9%. In vent’anni, la quota di popolazione in età attiva (15-64 anni) è scesa dal 66,4% al 63,4%, con un invecchiamento anche all’interno di questa fascia: il 58,5% è oggi costituito da ultra-quarantenni. Crescono anche i cosiddetti grandi anziani’ (ultra 85enni), che superano i 2,4 milioni (+103mila in un anno), mentre gli ultracentenari sono oltre 23.500, l’83% dei quali donne.
Il 2024 segna un’importante ripresa della sopravvivenza: la speranza di vita alla nascita raggiunge 81,4 anni per gli uomini e 85,5 per le donne, con un incremento di circa 5 mesi rispetto al 2023. Nel Nord, i valori più elevati: 82,1 anni per gli uomini e 86,0 per le donne. Il Trentino-Alto Adige conferma il suo primato (82,7 uomini e 86,7 donne), mentre la Campania resta fanalino di coda (79,7 e 83,8). A incidere sul calo dei decessi (651mila, -3,1% rispetto al 2023) sono condizioni ambientali favorevoli, un’influenza stagionale meno aggressiva e il progressivo riassestamento post-pandemico.
Sempre più stranieri
Al 1° gennaio 2025, i cittadini stranieri residenti sono 5,4 milioni, pari al 9,2% della popolazione totale, in crescita del 3,2% rispetto al 2023. Si concentrano soprattutto nel Nord (58,3%) e nel Centro (24,4%). Nel 2024 sono state concesse 217mila cittadinanze italiane, un nuovo record, con un incremento sul 2023 (214mila). Le collettività più coinvolte sono quelle albanese (31mila), marocchina (27mila) e rumena (15mila), mentre crescono anche le acquisizioni da parte di cittadini di India (+30%) e Bangladesh (+19%).
Nel 2024, 191mila persone hanno lasciato l’Italia (+20,5% sul 2023), di cui ben 156mila cittadini italiani (+36,5%). Si tratta del valore più alto dal 2000. Le destinazioni principali sono Germania, Spagna e Regno Unito. Solo 53mila sono stati i rimpatri. Il saldo migratorio netto con l’estero è comunque positivo, pari a +244mila unità, grazie soprattutto all’immigrazione straniera (382mila ingressi, solo 35mila espatri).
Calano i residenti
La popolazione totale italiana, al 31 dicembre 2024, si attesta a 58,934 milioni, con un calo dello 0,6 per mille. Ma il calo non è omogeneo. Crescono il Nord (+1,6 per mille) e alcune regioni come Trentino-Alto Adige ed Emilia-Romagna (+3,1 per mille), mentre perdono popolazione il Centro (-0,6) e soprattutto il Mezzogiorno (-3,8), con punte negative in Basilicata (-6,3) e Sardegna (-5,8). I trasferimenti tra comuni sono stati 1,4 milioni, in lieve calo (-1,4%). Il Mezzogiorno registra un saldo migratorio interno negativo (-52mila), con flussi netti in uscita da regioni come Calabria, Basilicata e Molise. Il Nord resta la destinazione preferita, con un saldo positivo di +47mila abitanti. Emilia-Romagna, Piemonte e Valle d’Aosta guidano la classifica dell’attrattività.