Decine di migliaia di persone sono scese in piazza in tutta la Turchia per protestare contro l’arresto di Ekrem Imamoglu, principale sfidante del presidente Erdogan e sindaco di Istanbul. Imamoglu, candidato del Partito Popolare Repubblicano (CHP) per le elezioni del 2028, è stato accusato di corruzione in un caso che ha scatenato tensioni politiche senza precedenti. Le manifestazioni sono state duramente represse con gas lacrimogeni e proiettili di gomma. Imamoglu ha respinto le accuse, definendole politicamente motivate. Erdogan ha condannato i disordini, accusando il CHP di voler destabilizzare il Paese. Migliaia di persone si sono radunate davanti al municipio di Istanbul, sfidando le autorità. Le proteste si sono estese a oltre 55 province, coinvolgendo una vasta porzione del territorio nazionale. Imamoglu, arrestato insieme ad altre 100 persone, deve affrontare accuse di corruzione, estorsione e gestione di un’organizzazione criminale. Trasferito nella prigione di Silivri, è stato sospeso dal suo incarico di sindaco. L’arresto lo ha portato a invitare la popolazione a mobilitarsi e a votare per il cambiamento. La sua candidatura alla presidenza rimane per ora valida, ma una condanna potrebbe escluderlo dalle elezioni. Nel frattempo, il CHP ha riferito di 15 milioni di voti espressi nelle prime consultazioni interne, di cui 1,6 milioni provenienti dagli iscritti al partito. Erdogan, al potere da 22 anni, non potrà ricandidarsi nel 2028 senza una modifica costituzionale. Sul fronte politico, il CHP ha stretto un’alleanza con il DEM, accusato di avere legami con il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), un gruppo che ha recentemente dichiarato un cessate il fuoco dopo oltre quattro decenni di insurrezione.