venerdì, 21 Marzo, 2025
Europa

Il Consiglio europeo conferma il sostegno all’Ucraina. Ma lo fa senza l’Ungheria

Nel vertice di Bruxelles l’Ue conferma la strategia della “pace attraverso la forza”. Zelensky chiede più rapidità nelle decisioni. Intanto Mosca e Washington si preparano a colloqui a Riad

Nel corso del primo giorno del Consiglio europeo di Bruxelles tutta l’Unione europea (o quasi tutta come vedremo a brevissimo) ha confermato ieri di voler continuare nel suo percorso di sostegno “incrollabile” all’Ucraina ribandendo la stessa strategia, ossia quella della “pace attraverso la forza”, garantendo a Kiev un supporto militare sempre più strutturato. Ma il Premier ungherese Viktor Orban nello stesso tempo ha confermato il proprio veto, impedendo di fatto una decisione unanime sulle conclusioni finali. Durante il vertice, i leader europei hanno discusso la creazione di un’industria della difesa più indipendente e il possibile utilizzo di strumenti di debito comune per finanziarne lo sviluppo. Il Partito popolare europeo ha sottolineato la necessità di trovare risorse aggiuntive, valutando anche il ricorso al debito comune, purché mirato esclusivamente al rafforzamento della difesa europea “che deve essere una priorità assoluta per le spese dell’Ue nel prossimo decennio”, si legge nel documento approvato appunto dal Ppe.

Prendendo la parola, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha definito questi giorni come “decisivi” per il futuro della difesa europea, mentre il Premier Giorgia Meloni ha insistito sulla necessità di strumenti finanziari comuni che non gravino sul debito pubblico nazionale. Il modello proposto dall’Italia prevede il coinvolgimento del capitale privato attraverso schemi come InvestEU, una proposta che ha trovato sostegno in diversi Stati membri.

Parla Zelensky

Volodymyr Zelensky, Presidente ucraino in videocollegamento
Volodymyr Zelensky, Presidente ucraino in videocollegamento

Nel suo intervento in videocollegamento, il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha esortato l’Ue a non ridurre la pressione su Mosca: “Le sanzioni devono rimanere in vigore finché la Russia non inizierà a ritirarsi dalla nostra terra e non compenserà i danni causati dalla sua aggressione”. Zelensky ha inoltre ribadito l’urgenza di far partire il programma ReArm Europe per rafforzare le capacità difensive europee e sostenere militarmente l’Ucraina. Il Presidente ha anche accolto con favore la proposta dell’Alto rappresentante dell’Ue, Kaja Kallas, di stanziare 5 miliardi di euro per le munizioni destinate a Kiev. “Abbiamo bisogno di fondi per i proiettili di artiglieria e di investimenti nella produzione di armi in Ucraina e nei vostri Paesi”, ha detto Zelensky che ha anche evidenziato la necessità di riformare il processo decisionale europeo, eliminando la possibilità che un singolo Stato membro possa bloccare decisioni di interesse comune. “L’Europa ha bisogno di velocità nelle decisioni e di strumenti chiari per proteggersi da blocchi inutili”, ha dichiarato, con un chiaro riferimento al veto ungherese sulle conclusioni del Consiglio europeo.

Mosca e Washington

Mentre l’Ue rafforza il suo supporto all’Ucraina, Mosca continua a sostenere che Kiev non sta mostrando “reciprocità” nella cessazione degli attacchi alle infrastrutture energetiche. Il Cremlino ha inoltre annunciato che il 24 marzo si terranno colloqui tra rappresentanti russi e americani a Riad, in Arabia Saudita, con la partecipazione di una delegazione di Kiev. Ma Zelensky ha dichiarato che non ci saranno incontri diretti con i russi.

Il ruolo del Manifesto di Ventotene

Nel mezzo del vertice Ue, si è riacceso il dibattito sulla visione federalista dell’Europa, dopo che Meloni ha citato il Manifesto di Ventotene alla Camera. Le opposizioni hanno reagito con critiche, mentre la Presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha sottolineato che “il Manifesto di Ventotene è un pezzo di storia” e che non ci sono dubbi sull’europeismo dell’Italia. Palazzo Chigi ha smentito alcune ricostruzioni mediatiche che avrebbero attribuito al Presidente del Consiglio dichiarazioni polemiche sulle reazioni dell’opposizione.

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