Il ministro degli Esteri canadese, Mélanie Joly, ha annunciato, mercoledì, l’esecuzione della condanna a morte, da parte della Cina, di quattro cittadini canadesi. Questi episodi, particolarmente rari per quanto riguarda cittadini occidentali, hanno suscitato forte preoccupazione. Joly ha spiegato che lei e l’ex primo ministro Trudeau avevano chiesto clemenza per due delle persone coinvolte. L’ambasciata cinese a Ottawa aveva ribadito che i casi riguardano traffico di droga, sottolineando, inoltre, che la Cina non riconosce la doppia cittadinanza. Il Canada continua a fare pressioni per ottenere clemenza per Robert Schellenberg, un altro cittadino canadese condannato a morte per le stesse motivazioni. Un portavoce dell’ambasciata di Pechino ha difeso le decisioni del governo, affermando che le pene severe sono basate su prove solide. La Cina, che detiene il primato mondiale per numero di esecuzioni, mantiene il totale delle condanne a morte come segreto di Stato. Negli ultimi anni, il Paese ha progressivamente sostituito le fucilazioni con iniezioni letali. Le tensioni diplomatiche tra i due Paesi restano alte. La Cina ha imposto tariffe di ritorsione sulle importazioni canadesi, in risposta ai dazi che il Canada ha applicato su veicoli elettrici e metalli cinesi. Queste misure si inseriscono in un quadro di crescenti tensioni nelle relazioni economiche globali. “È un messaggio chiaro da parte della Cina,” ha affermato Guy Saint-Jacques, ex ambasciatore canadese in Cina. Michael Chong, parlamentare conservatore canadese, ha definito questi eventi senza precedenti e ha sottolineato il peggioramento nelle relazioni bilaterali. I rapporti si sono ulteriormente deteriorati dal 2018, quando il Canada arrestò Meng Wanzhou, dirigente di Huawei, su richiesta degli USA. In risposta, la Cina arrestò due cittadini canadesi, rilasciati solo nel 2021, in coincidenza con il ritorno di Meng in Cina.