Sarà processato, lunedì, con l’accusa di aver mentito nella sua domanda di visto riguardo a violazioni dei diritti umani commesse nel suo Paese. Jean Morose Viliena, ex sindaco di Haiti, residente a Malden, Massachusetts, incriminato nel 2023. Le autorità sostengono che avrebbe dichiarato falsamente di non aver “ordinato, eseguito o materialmente assistito in esecuzioni extragiudiziali, politiche o altri atti di violenza contro il popolo haitiano”. Secondo i procuratori federali, durante il suo mandato come sindaco della città di Les Irois, Viliena sarebbe stato coinvolto in gravi episodi di violenza contro i suoi oppositori. Nel 2007, avrebbe ucciso, con alcuni complici, il fratello minore di un avversario politico e, nel 2008, con i suoi sostenitori, avrebbe attaccato una stazione radiofonica comunitaria a lui ostile. Durante l’assalto, Viliena avrebbe aggredito un uomo con una pistola e ordinato di uccidere due persone. Entrambi i bersagli sopravvissero, ma uno perse una gamba e l’altro rimase cieco a un occhio. Nel 2023, una giuria statunitense ha ritenuto Viliena responsabile di un omicidio e di due tentati omicidi, emettendo una condanna civile che prevede un risarcimento di 15,5 milioni di dollari. La causa è stata promossa nel 2017 dal Center for Justice and Accountability di San Francisco, per conto di David Boniface, Juders Ysemé e Nissage Martyr. Dopo la morte di Martyr, suo figlio, Nissandère, è subentrato come querelante. La causa è stata intentata ai sensi del Torture Victim Protection Act del 1991, una legge che consente di perseguire negli USA funzionari stranieri accusati di gravi abusi, purché le vie legali nel loro Paese d’origine siano state esaurite.