Un tribunale sudcoreano ha dichiarato ingiustificata la detenzione del presidente Yoon Suk Yeol, coinvolto in un processo di impeachment, aprendo la strada al suo rilascio. I procuratori hanno tuttavia sette giorni di tempo per presentare appello contro la decisione. Arrestato il 15 gennaio, Yoon è diventato il primo presidente in carica della Corea del Sud a essere detenuto per accuse penali. Un precedente tentativo di arresto era fallito dopo uno scontro con il suo servizio di sicurezza presso la residenza ufficiale. La crisi politica nel Paese è iniziata il 3 dicembre, quando Yoon ha dichiarato e successivamente revocato la legge marziale in risposta a presunte “forze anti-stato”. I suoi avvocati hanno sostenuto che il secondo mandato di arresto fosse illegale a causa di irregolarità procedurali. La Corte Distrettuale Centrale di Seoul ha annullato il mandato il 19 gennaio, citando il superamento del limite di 48 ore e altre problematiche legali nell’indagine. Suk Dong-hyun, legale di Yoon, ha definito la sentenza “una vittoria per lo stato di diritto”. L’ufficio presidenziale e il partito conservatore People Power Party hanno accolto con favore la decisione, mentre gli oppositori, tra cui la ONG People’s Solidarity for Participatory Democracy, hanno criticato la revoca, sostenendo che non dimostra l’innocenza del presidente. Se rilasciato, Yoon dovrebbe fare ritorno alla residenza presidenziale in attesa dei processi per insurrezione e impeachment, continuando a negare le accuse di aver ordinato interventi militari contro i legislatori. La Corte Costituzionale si esprimerà entro la fine del mese. Nel frattempo, i procuratori intendono procedere contro i membri del servizio di sicurezza presidenziale che hanno ostacolato l’esecuzione del mandato. In un episodio separato, un sostenitore di Yoon, 80 anni, si è dato fuoco a Seoul, lasciando volantini in suo favore, ed è ora in condizioni critiche.
