mercoledì, 26 Febbraio, 2025
Esteri

Accordo Israele-Hamas per la consegna di 4 corpi. Jihad: “Israele vuole annettere la Cisgiordania”

Ambasciatore d'Israele a Roma: "L'Operazione in West Bank serve a evitare una seconda Gaza”

La situazione in Medio Oriente continua a essere tesa, con nuovi sviluppi sia sul piano diplomatico che su quello militare. Da un lato, Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo per la restituzione anticipata di quattro corpi di ostaggi, mentre continuano le trattative per il rilascio di altri prigionieri. Dall’altro, in Cisgiordania, l’esercito israeliano ha lanciato una vasta offensiva, schierando carri armati per la prima volta da anni e provocando lo sfollamento di decine di migliaia di persone. Secondo la Jihad Islamica, queste operazioni militari confermano i piani di Israele per annettere con la forza la Cisgiordania. L’ambasciatore israeliano in Italia, Jonathan Peled, ha difeso l’operazione come una misura preventiva per evitare che la regione si trasformi in una “seconda Gaza”. Peled ha inoltre accusato l’Iran di tentare di rafforzare la propria influenza nel territorio, fornendo armi e finanziamenti ai gruppi armati palestinesi. I raid hanno colpito aree strategiche e numerosi leader militanti sono stati arrestati o uccisi durante le operazioni.

Il memorandum sulle armi

Sul fronte internazionale, il presidente americano Donald Trump ha revocato il memorandum voluto da Joe Biden per limitare la vendita di armi a Israele, che era stato introdotto per fare pressione su Tel Aviv affinché migliorasse gli sforzi umanitari a Gaza. La decisione di Trump, riportata dal “Washington Post”, rappresenta una svolta significativa nella politica statunitense, riaprendo la strada a nuove forniture militari senza vincoli legati al rispetto dei diritti umani. Questo cambio di strategia potrebbe avere ripercussioni sulle relazioni con l’Unione Europea, che continua a esprimere preoccupazione per le violazioni dei diritti umani nella regione.

Sei neonati morti

Nel frattempo, la crisi umanitaria nella Striscia di Gaza si aggrava. La Protezione Civile ha confermato la morte di sei neonati a causa delle temperature rigide e della mancanza di riscaldamento. Nonostante il cessate il fuoco in vigore dal 19 gennaio abbia permesso l’ingresso di maggiori aiuti umanitari, centinaia di migliaia di palestinesi vivono ancora in tende e rifugi di fortuna tra le macerie, cercando di sopravvivere a condizioni sempre più estreme. La comunità internazionale continua a sollecitare una soluzione stabile, ma le difficoltà logistiche e le restrizioni imposte da Israele complicano l’arrivo degli aiuti.
“Se avessimo previsto le conseguenze”, l’attacco del 7 ottobre “non sarebbe mai avvenuto”. Lo ha detto in un’intervista al “New York Times”, Moussa Abu Marzouk, capo delle relazioni esterne di Hamas. Ammettendo che l’organizzazione non aveva anticipato la portata della reazione israeliana, Marzouk ha tuttavia ribadito che la lotta contro l’occupazione israeliana continua e che Hamas non intende deporre le armi.

Comitato di transizione in Siria

Sul fronte siriano, il presidente ad interim Ahmed al-Sharaa ha annunciato la creazione di un comitato per la giustizia di transizione, con l’obiettivo di perseguire i responsabili di crimini contro la popolazione civile e ripristinare i diritti dei cittadini. La dichiarazione arriva nel corso della conferenza sul dialogo nazionale, mentre le tensioni in Medio Oriente restano altissime e la comunità internazionale osserva con attenzione l’evolversi della situazione. Il comitato avrà il compito di raccogliere prove sui crimini commessi durante il conflitto e di garantire un percorso di riconciliazione nazionale. Il processo si preannuncia complesso, data la frammentazione politica e la persistente influenza di potenze straniere nel Paese.

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