Il procuratore generale del Brasile, Paulo Gonet, ha accusato formalmente, martedì, l’ex presidente Jair Bolsonaro e altre 33 persone di aver tentato un colpo di stato per mantenere il potere dopo la sconfitta elettorale del 2022. Il complotto includeva un piano per avvelenare il suo successore, l’attuale presidente Luiz Inácio Lula da Silva, e assassinare il giudice della Corte Suprema, Alexandre de Moraes. A novembre, la Polizia Federale brasiliana aveva consegnato a Gonet un rapporto di 884 pagine che descriveva dettagliatamente il piano. Il rapporto evidenziava uno sforzo sistematico per minare la fiducia nel sistema elettorale, con la redazione di un decreto per fornire copertura legale al complotto, pressioni sui vertici militari e incitamento a una rivolta nella capitale. Gonet ha descritto i crimini come parte di una strategia per impedire a Bolsonaro di lasciare l’incarico. La Corte Suprema esaminerà le accuse e, se accettate, Bolsonaro sarà processato. “Non ho preoccupazioni per le accuse, zero – ha dichiarato l’ex Presidente – Avete visto il decreto del colpo di stato? Nemmeno io”. Oltre al tentativo di colpo di stato, i 34 imputati devono rispondere di partecipazione a un’organizzazione criminale armata, tentativo di abolizione violenta dello stato di diritto democratico, danneggiamento e minaccia grave al patrimonio dello Stato. Le accuse si basano su manoscritti, file digitali, fogli di calcolo e scambi di messaggi, rivelando un piano per interrompere l’ordine democratico. Bolsonaro è stato escluso dalle elezioni del 2026 dopo che la corte elettorale suprema ha stabilito che ha abusato del suo potere e ha instillato dubbi infondati sul sistema di voto elettronico. Il leader dell’estrema destra ha dichiarato che i suoi problemi legali sono un tentativo di ostacolare il suo ritorno al potere.