lunedì, 27 Gennaio, 2025
Sanità

Sanità pubblica, contro burocrazia, ritardi e investimenti mancati iniziative di protesta in tutte le Regioni. A Maggio manifestazione a Roma

Il documento sottoscritto dalle sigle sindacali: "Investire sui medici per salvare il Ssn"

“Investire sui medici per salvare il Servizio sanitario nazionale”. È lo slogan che a maggio unirà per le vie di Roma una grande manifestazione dei medici, dipendenti e convenzionati, i pediatri di libera scelta, gli specialisti ambulatoriali, i medici del territorio e gli specializzandi.
Nel frattempo in tutte le Regioni saranno organizzate varie iniziative intersindacali per sensibilizzare i professionisti.
Queste le decisioni prese in una partecipata assemblea promossa da: ANAAO ASSOMED – CIMO-FESMED – ALS – GMI – FIMMG – FIMP – SUMAI – SMI – SNAMI – FTM con il sostegno della FNOMCEO e la partecipazione di Cittadinanzattiva, “per dar voce ai diritti dei medici”.

Fronte comune di richieste

I sindacati, che hanno riunito i direttivi nazionali a Roma, hanno messo a punto non solo le richieste ma sottolineato le difficoltà, l’incertezze e le responsabilità di una professione che diventa sempre più complessa e finita per i casi di cronaca nel mirino dei media.
Al termine dell’assemblea è stato siglato un documento comune, dove i medici: “fanno fronte comune”, si sottolinea. “per richiedere la definizione di atto medico, una revisione della responsabilità medica, l’adozione di misure volte a rendere attrattiva e a riqualificare la professione, sicurezza sui luoghi di lavoro, un rapporto medico-paziente rinsaldato, la definizione di un nuovo patto per la salute e l’adozione di un approccio “One Health”.

Medici nel mirino del “tribunale mediatico”

“Oggi”, evidenzia Pierino Di Silverio, segretario nazionale ANAAO ASSOMED, “veniamo giudicati da ben quattro tribunali che agiscono parallelamente e sono indipendenti l’uno dall’altro di cui il peggiore è quello mediatico. Una denuncia a carico di un medico equivale a una condanna senza processo, anche se nel 97% dei casi il medico è innocente.
Chiediamo quindi di depenalizzare l’atto medico per rendere i professionisti più sicuri come peraltro avviene resto del mondo per rendere le cure sicure”.
“Chiediamo”, propone Guido Quici, presidente della Federazione CIMO-FESMED , “una definizione puntuale di atto medico e la delimitazione delle competenze di ciascun professionista sanitario. L’attuale anarchia dei ruoli e i ripetuti attacchi alla nostra professione, che paga il prezzo più alto in termini di responsabilità professionale, sono inaccettabili e mettono a rischio la sicurezza delle cure”.

Dare spazio ai giovani

Per i giovani medici ALS e GMI “Investire nel Servizio sanitario nazionale significa anche investire nei medici e sanitari in formazione specialistica, 40.000 giovani professionisti che attualmente, unici in Europa, sono inquadrati come studenti e non come professionisti, conservando i doveri connaturati all’essere medico abilitato, comprese le responsabilità legali, senza i corrispettivi diritti e con una qualità formativa gravemente compromessa dalle carenze delle scuole sul piano formativo e didattico. La scellerata gestione universitaria della formazione degli specialisti del domani ha creato e crea numerosi problemi: burnout, carenza in alcune specialità (prima tra tutte MEU) ed emigrazione estera. Chiediamo un cambio d’inquadramento lavorativo incardinato nel CCNL che dia dignità lavorativa, formativa e retributiva ad una intera generazione di giovani medici sul modello di molti altri Stati europei, lasciando alle università la responsabilità della formazione teorica”.

Medicina generale schiacciata dalla troppa burocrazia

Altro capitolo della protesta è illustrato dai medici convenzionati. “La medicina generale”, osserva Silvestro Scotti, segretario generale FIMMG, “sperimenta sulla propria pelle il paradosso di una digitalizzazione che, invece di sostenere, schiaccia il medico sotto la pressione della burocratizzazione informatica. Un tema che oggi affligge la medicina generale, ma che si allargherà presto a macchia d’olio a tutta la professione. Solo nell’ottica di un confronto costante e costruttivo che veda dialogare la categoria nel suo complesso con le istituzioni, mettendo al centro i bisogni di salute dei cittadini, si può riuscire a ridurre il carico burocratico e fare in modo che l’evoluzione digitale sia realmente una risorsa e non la ‘forma 3.0’, della burocrazia”.

La fragilità dell’età pediatrica

Uno sguardo particolare va anche ai pazienti pediatrici. “Oggi”, spiega Antonio D’Avino, presidente nazionale FIMP, “bambini e adolescenti sono fragili, anime di cristallo non immediatamente visibili. È proprio su queste fragilità e sulla salute mentale che come Pediatri di Famiglia saremo chiamati a intervenire. Ma non possiamo farlo senza risorse e strumenti in grado di valorizzare il medico e l’atto medico, attrarre nuove generazioni di professionisti e costruire una sanità sostenibile nel lungo periodo”.

Stipendi bassi responsabilità alte

“Inadeguate le attuali retribuzioni dei medici nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN) in relazione alle responsabilità e ai ruoli che ricoprono”, commenta Antonio Magi, segretario generale SUMAI Assoprof, “che inoltre non riflettono il valore del lavoro svolto dai professionisti della salute, evidenziando l’importanza di garantire compensi equi per attrarre e mantenere talenti nel settore. Anacronistico è il regime delle incompatibilità soprattutto in un contesto in cui si fa fronte a una crescente carenza di medici specialisti. È dunque necessaria una revisione delle normative esistenti che potrebbe contribuire a migliorare la situazione, permettendo ai medici di operare in modo più flessibile e di rispondere meglio alle esigenze del sistema sanitario e dei pazienti”.

Donne medico, professione difficile

“Le difficoltà che le donne medico, soprattutto quelle di medicina generale”, rivela Pina Onotri, Segretario Generale Sindacato Medici Italiani (SMI), “vivono sulla loro pelle sono legate alla mancanza di tutele in materia di gravidanza e maternità, malattia, infortuni, alla difficoltà di conciliazione vita/lavoro. Occorre garantire questi diritti per far fronte alla crescente femminilizzazione della professione”.

La sanità è un diritto

“Meno burocrazia, più salute: la sanità è un diritto. Il nostro Servizio Sanitario Nazionale è al limite”, ribadisce Angelo Testa Presidente SNAMI, “Sempre più cittadini sono costretti a pagare di tasca propria per accedere alle cure, mentre i medici dedicano oltre il 40% del loro tempo a una burocrazia inutile che li allontana dai pazienti. Chiediamo l’abolizione di note AIFA e piani terapeutici complessi”, sottolinea infine Testa, “che rallentano le cure e aggravano il disagio di professionisti e cittadini. È il momento di difendere il diritto alla salute, ripristinando un sistema che metta al centro le persone e non gli interessi di pochi. La sanità pubblica è un bene comune: noi medici siamo pronti a mobilitarci per difenderla”.

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