Autorità sudcoreane del Corruption Investigation Office for High-Ranking Officials (CIO) hanno arrestato, mercoledì, il presidente Yoon Suk Yeol, dopo il suo tentativo fallito di dichiarare la legge marziale. Yoon è il primo presidente in carica a essere arrestato nel Paese. Il CIO ha comunicato che questa volta non ci sono stati ostacoli o scontri significativi. Sebbene definisse il mandato illegale, Yoon ha scelto di rispettarlo per evitare ulteriori conflitti. Il Partito Democratico ha accolto l’arresto come un passo verso il ripristino dell’ordine costituzionale. Il primo tentativo, il 3 gennaio, era stato bloccato dalla sicurezza del presidente mentre i sostenitori di Yoon protestavano contro l’arresto, mostrando bandiere e cartelli ispirati a Donald Trump. Ora il presidente può essere trattenuto per 48 ore prima che venga richiesto un nuovo mandato dagli investigatori. È accusato di insurrezione e non gode di immunità presidenziale. Dovrà affrontare un processo presso la Corte costituzionale per l’impeachment deciso il 14 dicembre. L’arresto di mercoledì è stato più ordinato rispetto al primo tentativo, quando le guardie del corpo presidenziali avevano avuto scontri con la polizia. Il vice primo ministro Choi Sang-mok aveva espresso preoccupazione per possibili conflitti. Il CIO aveva dispiegato circa 1.000 poliziotti per l’arresto. I sostenitori di Yoon avevano avvertito che trascinarlo via in manette avrebbe potuto innescare una “guerra civile”. Gli avvocati del presidente sostengono che il mandato è invalido per motivi giurisdizionali, sostenendo che la legge non permette perquisizioni senza consenso in luoghi con segreti militari. Yoon, in carica dal 2022, ha affrontato difficoltà con un parlamento controllato dall’opposizione. Il 3 dicembre aveva accusato “forze anti-stato” e dichiarato la legge marziale, decisione poi annullata dai legislatori.